Di recente HBO ha trasmesso “La svastica sul sole”, un romanzo di Philip K. Dick che delinea un corso alternativo della storia, in cui i nazisti hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale e occupano l'Europa e parte degli Stati Uniti. I protagonisti del romanzo hanno la sensazione che qualcosa sia andato contro la storia.
Tracciano una rottura tra la loro realtà parallela e il corso reale della storia nel 1933, quando il presidente Roosvelt è stato assassinato, il che determina la continuazione della Grande Depressione e l'isolazionismo degli Stati Unito. Attraverso il documentario del misterioso Uomo nell'Alto Castello, diventano consapevoli dell'esistenza di un'altra realtà in cui i nazisti hanno perso la guerra e le persone vivono in un regime democratico libero.
Cosa c'è che non va nella realtà?
Leggendo le notizie del giorno, non posso fare a meno di provare sensazioni simili. C'è qualcosa di sbagliato nella realtà? E' successo qualcosa che ci ha deviato dal corso “reale” della storia? Esiste un'altra Europa da qualche parte, che sta portando avanti un'unione più forte, con meno austerità e più coesione sociale ed economica, più aperta e solidale?
Se quest'altra Europa esiste, i suoi leader sicuramente hanno risposto alla crisi finanziaria in un modo diverso rispetto alla nostra realtà. Hanno tenuto la crisi sotto controllo senza seguire la dottrina dell'austerity. Hanno domato l'ansia del loro popolo in modo da evitare il dilagare della destra populista euroscettica.
Il Regno Unito non sta contemplando una “Brexit” e non si trova di fronte ad una nuova era di isolazionismo. Il sud dell'Europa non è paralizzato dalle catene dell'austerità imposta dalle nazioni più ricche, ma è sostenuto, piuttosto, da un coraggioso piano Marshall.
Politici come Viktor Orban, Robert Fico e Jaroslav Kaczynski, con le loro agende sempre più autoritarie e xenofobe, non governano l'Europa orientale. L'area Schengen non è minacciata dal collasso; la distanza tra centro e periferia è colmabile.
L'altra Europa investe più nella ricerca sociale e sanitaria e meno nelle misure repressive applicate dalle forze dell'ordine. Il nemico pubblico numero uno dell'altra Europa è la diseguaglianza, non i migranti.
Ma che ne sarebbe della crisi migratoria? Bene, un'Europa forte e unita, con un aiuto più determinato degli Stati Uniti, avrebbe potuto impedire l'escalation della crisi in Siria e bloccare l'espansionismo russo, in primo luogo. Avrebbe comunque dovuto affrontare un'ondata migratoria, ma la sua risposta sarebbe stata diversa: più sostegno alle agenzie ONU per mantenere le condizioni umane all'interno dei cambi profughi fuori dall'Europa, cercando una soluzione consensuale per condividere l'onere dei rifugiati in arrivo negli stati membri – meno strumentalizzazione della paura e più interventi per favorire l'integrazione in generale.
Il futuro che vogliamo
E' improbabile che il corso della storia possa essere modificato da un singolo evento, come l'assassinio di un presidente. La storia non è una catena deterministica di eventi; il futuro dipende da come le persone vedono il futuro. Il problema è che troppe persone hanno perso la visione di un Europa destinata a portare più libertà e benessere nelle nostre vite – e accettano un'altra visione di uno stato-nazione forte che ci protegge dalle minacce del mondo esterno.
E questa visione ha esternalizzato l'UE, come parte di questo ostile mondo esterno, un sistema debole e corrotto governato da un gruppo di burocrati senza legittimità democratica.
Un'altra Europa esiste davvero in un'altra realtà? Non ha importanza. Ciò che conta è se se noi Europei siamo in grano di credere che possa esistere. Se lo siamo, questa visione ha un futuro.