Il quartier generale delle comunicazioni del governo britannico (GCHQ) ha agito illegalmente accedendo a milioni di dati privati raccolti dalla National Security Agency (NSA) Americana, secondo quanto stabilito dall'Investigatory Powers Tribunal.
Il tribunale ha stabilito che prima di dicembre 2014 la relazione di scambio tra intelligence era illegale perché le regole che governavano l'accesso del Regno Unito ai programmi di sorveglianza elettronica di massa PRISM e Upstream, dell'NSA, erano segrete.
Sentenza epocale
La sentenza è epocale perché per la prima volta in 15 anni il tribunale che esamina i ricorsi contro GCHQ, MI5 e MI6 ha deliberato contro le agenzie di intelligence.
L'accordo di condivisione dei dati tra gli Stati Uniti e il Regno Unito è venuto alla luce lo scorso anno durante il procedimento giudiziario - avviato da Liberty, Privacy International e Amnesty International – che si è occupato delle pratiche di sorveglianza del GCHQ sulla scia delle rivelazioni di Snowden.
Garanzie limitate
A dicembre 2014, il tribunale ha deliberato che l'accesso di GCHQ all'intelligence NSA fosse lecito da quel momento in poi, perché le politiche segrete che governavano la relazione tra Regno Unito e Stati Uniti erano state rese pubbliche durante il caso.
Liberty non concorda sul fatto che svelare i limiti alle garanzie sia suffciente a rendere lecite le attività di sorveglianza di massa da parte di GCHQ e la condivisione di dati e farà appello alla decisione presa a dicembre dal tribunale presso la Corte Europea dei Diritti Umani.
James Welch, direttore legale di Liberty, ha affermato: “ Ora sappiamo che tenendo il pubblico all'oscuro dei rapporti segreti con la National Security Agency, GCHQ ha agito illegalmente e ha violato i nostri diritti. Se le sue attività sono ora considerate legali è solo grazie alle rivelazioni che Liberty e gli altri ricorrenti sono stati in grado di far fare al nostro governo, ossessionato dal segreto.
“Ma i servizi di intelligence mantengono il potere, in gran parte senza limiti, di frugare tra le comunicazioni private di milioni di persone – e il tribunale ritiene che le poche garanzie rivelate durante il procedimento giudiziario dello scorso anno siano una protezione adeguata della nostra privacy. Noi non siamo daccordo e porteremo la nostra battaglia di fronte alla Corte Europea dei Diritti Umani.”