Due anni fa una famiglia ceca è stata messa sotto i riflettori dei media a seguito della morte del loro bambino, concepito in casa e con un difetto congenito che avrebbe impedito la sua sopravvivenza a prescindere dal luogo di nascita.
Le informazioni personali della famiglia, incluso l'indirizzo di casa, sono state trasmesse ai media, o dal Servizio Medico di Emergenza della regione della Boemia Centrale o dalla polizia, gli unici soggetti ad essere a conoscenza del parto in casa. La famiglia intendeva fare denuncia per l'uso non autorizzato dei dati personali, ma l'ufficio del procuratore di Nymburk ha rifiutato di indagare le accuse e ha invece stabilito che non c'era stata violazione dei diritti della famiglia. Il procuratore regionale di Praga ha confermato questa decisione.
Negazione del diritto alla privacy
Queste decisioni hanno lasciato la coppia nell'impossibilità di difendersi. E' impossibile fare denuncia senza un'indagine che stabilisca le responsabilità per la fuga di notizie, lasciando la famiglia senza possibilità di agire legalmente contro l'invasione della sua privacy.
La famiglia ha presentato una petizione alla Corte Costituzionale per costringere i procuratori a indagare la fuga di notizie, lamentando che questa costituisca una grave violazione dei loro diritti. La Corte ha deliberato che il procuratore di Nymburk non fosse responsabile delle indagini sulla fuga di notizie ai media. La famiglia ha poi fatto appello alla Corte Europea dei Diritti Umani, ma tale ricorso è ancora pendente.
"La Corte Costituzionale ha scelto di non interferire con le attività dell'ufficio del procuratore. Ma questo rappresenta anche la negazione di un'efficace tutela del diritto della famiglia alla privacy e la tolleranza della rinuncia arbitraria ad indagare su un reato le cui peculiarità sono state pienamente riscontrate," ha commentato Zuzana Candigliota, avvocato della Lega per i Diritti Umani.
Un attacco ingiusto ai parti in casa
La famiglia ritiene che il Servizio Medico di Emergenza della Boemia Centrale sia responsabile per la fuga di notizie, sebbene non possa provarlo. Si può dire, comunque, che il caso costituisce un banco di prova contro i parti in casa. Il servizio medico ha pubblicato un comunicato stampa fazioso e disonesto, indicando che la morte del bambino è stata causata dalla scelta dei genitori di partorire in casa, omettendo che il bambino avesse un visibile difetto alla nascita.
In più, non è l'unico caso che riguarda il Servizio Medico di Emergenza della Boemia Centrale: appena un mese fa, esso è stato contattato per un altro parto in casa, dopo il quale il bambino è deceduto per un difetto congenito indipendente dal luogo di nascita. Ancora una volta, senza il consenso della famiglia, sono stati informati i media. Nei casi di decessi di bambini all'ospedale, che accadono quotidianamente, la privacy delle famiglie viene rispettata e il loro indirizzo non viene mai svelato nè ai media nè ad altri.