Al governo estone piace descrivere il paese con l’immagine di una società digitale. In effetti c'è di che essere soddisfatti: molti servizi statali vengono gestiti in maniera efficiente e progetti come il cosiddetto e-Residency e il voto su Internet sono innovativi e potenzialmente trasformativi. Tuttavia, a differenza dei paesi nordici vicini alla Svezia, l'e-state è costruito su un modello che non tiene pienamente in considerazione i diritti umani fondamentali come la protezione dei dati personali.
Un incubo per la privacy
Si consideri il caso della direttiva sulla conservazione dei dati, che è stata introdotta nell'ordinamento giuridico estone senza alcun dibattito. La versione estone delle leggi sulla protezione dei dati è un incubo per la privacy: qualsiasi agenzia governativa con una funzione investigativa, dalle autorità tributarie agli ufficiali di protezione dell'ambiente, ha accesso ai dati conservati. Inoltre, un sistema di accesso diretto è utilizzato dalle autorità per entrare nelle reti di operatori di telefonia mobile, il che significa che persino le stesse società Internet devono fare affidamento sulle autorità statali per le statistiche.
Anche se la Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) ha dichiarato la direttiva sulla conservazione dei dati non valida, la legge dell'Estonia rimane eccessivamente ampia. Nella sentenza Tele2 Sverige e Watson dello scorso dicembre, la CGUE ha chiarito che tali leggi sono incompatibili con il diritto dell'UE. In Estonia, questo non ha provocato dibattiti o discussioni fino a poche settimane fa, quando due avvocati hanno sollevato la questione su un quotidiano. Nonostante il sostegno di eminenti studiosi legali come l'ex giudice dell'Estonia della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, la discussione ha avuto luogo con un colpevole ritardo da parte del governo.
Nessun argomento valido
Il ministro della giustizia, Urmas Reinsalu, ha sviato le critiche affermando che il caso era relativo ai cosiddetti meta-dati (cioè dati come il luogo di una chiamata) e non al contenuto delle telefonate. Inoltre ha sottinteso che, qualora non avesse avuto luogo una sorveglianza totale, la CGUE avrebbe permesso il profiling etnico o altri tipi di profiling discriminatorio. Infine ha argomentato che ciò avrebbe voluto dire meno strumenti per la polizia per garantire la sicurezza. Alla luce della decisione della CGUE nessuno di questi argomenti è valido.
L Estonian Human Rights Centre ha scritto ai tre grandi fornitori di servizi di telecomunicazione dell'Estonia (Telia, Elisa, Tele2) per chiedere ulteriori informazioni sulle loro pratiche in materia di conservazione dei dati alla luce della giurisprudenza della CGUE. Finora solo uno ha risposto con un breve messaggio di appena un paragrafo dicendo di aver agito nel rispetto della legge estone,
In ultima analisi, il successo o il fallimento dell’e-state democratico estone dipende da quanto seriamente il governo tiene in considerazione i diritti umani. Il caso della conservazione dei dati non sembra indicare una grande attenzione al tema.