Il 30 gennaio i giudici della Corte d'Appello del Regno Unito hanno stabilito che parti significative del regime di sorveglianza digitale di massa del governo, la Legge sui poteri investigativi, sono illegali. Il caso è stato portato in tribunale dal vice leader del partito laburista Tom Watson, rappresentato da Liberty, importante associazione britannica per i diritti umani e membro di Liberties.
Nel commentare la sentenza, Watson ha dichiarato: "Il governo deve ora portare avanti le modifiche alla Legge sui poteri investigativi per garantire che centinaia di migliaia di persone, molte delle quali vittime innocenti o testimoni di reato, vengano protette da un sistema che concede libero accesso ai dati delle comunicazioni. Sono orgoglioso di aver svolto il mio ruolo nella salvaguardia dei diritti fondamentali dei cittadini ".
Secondo Liberty la sentenza stabilisce che parti significative della Legge sui poteri investigativi del 2016 - nota come snoopers' charter - sono effettivamente illegali e devono essere modificate urgentemente. "Il governo sta infrangendo la legge. La infrange ogni volta che raccoglie le attività su internet e le registrazioni telefoniche dei cittadini consentendo agli enti pubblici di accedere a questi dettagli personali senza che vi sia un sospetto o una prova indipendente che sia stato commesso un grave reato", ha dichiarato l'organizzazione per i diritti civili dopo il verdetto.
"Ancora una volta, un tribunale del Regno Unito ha giudicato illegale il regime di sorveglianza di massa estremo applicato dal governo. Questa sentenza dice ai ministri in termini cristallini che stanno violando i diritti umani dei cittadini", ha dichiarato Martha Spurrier, direttrice di Liberty.
Impatto sulla Legge sui poteri investigativi
Dal momento che questa disputa legale è partita nel 2014, la legge sui poteri investigativi non solo ha ri-legiferato sui poteri giudicati illegali oggi, ma è andata anche oltre.
La legge ha ampliato drasticamente nel Regno Unito il potere di raccogliere dati sull'intera popolazione, continuando a non prevedere garanzie, situazione che hanno portato a questa controversia legale. Ha anche legalizzato altri poteri di sorveglianza di massa senza precedenti, tra cui l'hacking di massa, l’intercettazione diffusa di telefonate ed e-mail e la gestione di enormi database contenenti informazioni sensibili su milioni di persone.
Anche questi poteri indiscriminati sono illegali e Liberty li sta contestando in un caso a parte, dopo aver raccolto più di 50.000 sterline (56.000 euro) in pochi giorni per supportare il ricorso.
Precedenti della CGUE
Vale la pena notare quale è stato l'impatto di una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) del 2016 su questa decisione nel Regno Unito. I giudici della CGUE hanno stabilito che la conservazione di massa dei dati è illegale e che la violazione della privacy delle persone può essere giustificata solo dall'obiettivo di combattere i reati gravi. Inoltre l'accesso ai dati dovrebbe essere soggetto a un controllo preventivo da parte di un tribunale o di un organismo indipendente.
La Corte d'Appello britannica ha convenuto che l'accesso ai dati conservati senza un'adeguata sorveglianza e, in assenza di reati gravi, è incompatibile con il diritto dell'UE.
In previsione della sentenza della CGUE, a novembre 2017 il Ministero dell'Interno del Regno Unito ha annunciato una serie di misure di garanzia, tra cui la rimozione del potere di auto-autorizzazione per gli alti funzionari di polizia e l'approvazione delle richieste di dati riservati per le comunicazioni da parte del nuovo commissario per le indagini. Ma gli attivisti come Watson hanno detto che tali misure di sicurezza sono mal preparate e non sono sufficienti.
Nel commentare la sentenza, il ministro per la sicurezza Ben Wallace ha dichiarato: "I dati sulle comunicazioni sono utilizzati nella stragrande maggioranza dei procedimenti penali per crimini organizzati e di una certa importanza e sono stati utilizzati in tutte le principali indagini antiterrorismo dei servizi di sicurezza nell'ultimo decennio".
Wallace ha affermato che il giudizio era riferito a una legislazione che non era più in vigore e non modificava il modo in cui le forze dell'ordine potevano rilevare e interrompere i crimini".
Emendamenti in arrivo
Per quanto riguarda il futuro, Wallace ha aggiunto: "Avevamo già annunciato che avremmo emendato la legge sui poteri investigativi per affrontare le due questioni che la Corte d'Appello ha trovato in contrasto con il precedente regime di conservazione dei dati. Accogliamo con favore il fatto che la sentenza della Corte d'Appello non pregiudichi in toto il regime e continueremo dunque a difendere questi poteri vitali che il Parlamento aveva già concesso nel 2016, e che sono ora oggetto di contenzioso ".
La Gran Bretagna è in prima linea nella battaglia tra privacy e sicurezza fin da quando l'ex collaboratore americano della sicurezza nazionale Edward Snowden ha divulgato i dettagli delle tattiche di monitoraggio di massa usate dagli agenti statunitensi e britannici nel 2013.