L’Estonian Human Rights Centre (EHRC) chiede di modificare tale normativa fin dal 2014, quando una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha dichiarato invalida la direttiva sulla conservazione dei dati, sulla quale si fondava la legge estone. In Estonia i metadati delle comunicazioni (compresi i dati sensibili sulla posizione), vengono usati non solo per combattere reati gravi, ma anche in caso di reati minori e cause civili.
La proposta conferma che l’attuale sistema di conservazione dei dati delle comunicazioni non rispetta la giurisprudenza della CGUE. La proposta include una breve descrizione di un sistema proporzionale per la conservazione dei dati, seppur poco dettagliata.
L’Estonian Human Rights Centre ha dichiarato nel suo parere sulla proposta che nessuno ha da guadagnarci se i diritti umani e la sicurezza interna vengono messi gli uni contro l’altra. La sorveglianza di massa (compresa la conservazione in massa di dati) mina la fiducia tra cittadini e stato e per questo non dovrebbe essere usata in una società democratica.
L’EHRC ha dichiarato che non dovrebbe esserci alcun obbligo di conservazione generalizzata per i provider di servizi di comunicazione e che la legge dovrebbe limitarsi a regolamentare se, quando e come i dati di comunicazioni già processati e immagazzinati dai provider delle telecomunicazioni possano essere accessibili e usati in casi individuali. In questi casi, abbiamo sottolineato la necessità di una migliore supervisione e notifica.
L’EHRC ha anche sollevato la questione per cui le disposizioni non conformi alla legge non dovrebbero essere applicate finché non venga approvata una nuova legge che tuteli contro le violazioni di diritti umani.