Se la lotta al terrorismo è legittima e indispensabile – lo stato ha l'obbligo di garantire la sicurezza dei cittadini – non può, dietro al pretesto di un ipotetico aumento della sicurezza, essere condotta a detrimento delle libertà fondamentali di un qualunque stato democratico.
La violazione di diritti fondamentali è uno dei principali problemi di queste misure, è quanto emerge da un'analisi realizzata dalla Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH) e dalla Lega per i Diritti Umani (LDH).
Le perquisizioni notturne
Tali misure, come quelle che consentono il controllo elettronico di persone sospettate di terrorismo, danno ragione di temere una pericolosa preminenza del potere esecutivo su quello giudiziario. La possibilità di indebolire il principio della separazione dei poteri ci preoccupa e non è lo specchio di una democrazia sana.
LDH ritiene anche che alcune tra le 18 misure possa comportare gravi ostacoli al rispetto dei diritti fondamentali. Tra queste figura l'aumento da 24 a 72 ore dei fermi della polizia. Tale misura, che richiede una modifica costituzionale, è inutile considerata la rarità dell'estensione a 48 ore, al momento giuridicamente possibile.
La possibilità di effettuare perquisizioni notturne influisce sulla privacy non soltanto dei presunti sospetti, ma anche delle loro famiglie e dei loro figli, per i quali una perquisizione sarebbe traumatica. Resta da dimostrare la necessità di questa misura, soprattutto se consideriamo che le perquisizioni notturne vengono già utilizzate in caso di flagranza di reato, per le violazioni della legge droga o con il consenso dei soggetti coinvolti.
Raccolta informazioni
Ulteriore considerazione: molte misure (compreso il controllo sistematico della registrazione di tutti i passeggeri dei trasporti internazionali, la registrazione delle targhe automobilistiche, la fine dell'anonimato delle carte prepagate GSM) consentono al governo di esercitare un controllo di massa della popolazione.
Senza entrare nei dettagli del loro potenziale e della loro efficacia (per saperne di più si rimanda all'analisi completa), LDH e FIDH ritengono che il governo, nonostante l'esperienza passata e le analisi degli esperti, continui ad aumentare la raccolta di informazioni anziché concentrarsi sulla qualità, concentrare i controlli su coloro che pongono davvero minacce alla sicurezza e rafforzare l'intelligence a livello locale.
Controllare il mondo intero è assurdo, inefficace e controproducente. Troppe informazioni uccidono l'informazione.
Fallimento della democrazia?
Infine, alcune misure, come il rafforzamento dei controlli della polizia ai confini o l'espulsione dei predicatori di odio, vanno oltre la legittima reazione agli attacchi. Questo misure sono conformi alla legge nazionale belga? No, certamente no.
Ma dall'analisi emerge chiaramente l'impressione che, al di là dei dubbi di LDH e FIDH sull'inutilità e inefficacia di alcune di queste nuove misure, il governo non sembra voler affrontare il terrorismo laddove è più complesso: fronteggiando le questioni finanziarie che lo rendono possibile (il segreto bancario, i paradisi fiscali, i contratti con l'Arabia Saudita, ecc.).
Una risposta meramente repressiva al terrorismo è destinata a fallire. L'escalation di sicurezza come priorità politica suona come una confessione di fallimento della democrazia.