Il disaccordo ha caratterizzato le discussioni degli Stati membri sulla bozza di legge dell’UE sul copyright, che sta per essere ultimata tra gli Stati membri del Consiglio e il Parlamento europeo.
Tuttavia, i governi non sono stati in disaccordo sulla libertà di parola e sulle preoccupazioni riguardo i diritti fondamentali sollevate dalla proposta dell’Articolo 13, che costringerebbe le aziende di internet a censurare i post degli utenti applicando gli appositi filtri di contenuto.
Alcune fonti che conoscono i negoziati hanno comunicato a Liberties che la Francia e la Germania – stati che, date le loro dimensioni, hanno il potere di far concludere o meno un accordo del Consiglio – dovevano risolvere il loro disaccordo su quali aziende sarebbero state costrette ad installare degli ‘upload filter’. Berlino e Parigi si sono accordati venerdì scorso, dando il via libera all’intesa del Consiglio, prevista per l’8 febbraio. Durante l’incontro degli ambasciatori del COREPER, i rappresentanti degli Stati membri dovrebbero approvare la bozza del mandato, in modo da aprire la strada ai dibattiti finali del dialogo a tre con il Parlamento europeo previsto per l’11 febbraio.
Considerato il poco tempo che intercorre tra le elezioni europee e la fine del mandato della Commissione europea, sia i deputati europei che i rappresentanti degli Stati membri vorrebbero approvare l’accordo in pochi giorni e far passare la direttiva a marzo o aprile del 2019.
Qual è l’accordo tra Germania e Francia?
In breve, la Francia ritiene che l’Articolo 13 sia valido e che debba essere applicato a tutte le piattaforme online. Secondo l’interpretazione dei francesi, spetterà comunque alla corte decidere se l’‘upload filter’ debba essere applicato alle piccole e medie imprese. La Germania, al contrario, sostiene la difesa delle imprese europee di internet, in particolare delle startup e delle piccole e medie imprese con un fatturato inferiore a 20 milioni di euro, che dovrebbero essere escluse. Quest’ultima posizione è simile alla proposta del Parlamento europeo che esclude le imprese con un fatturato inferiore a 10 milioni di euro.
Come compromesso, l’accordo franco-tedesco ha portato ad un progetto di intesa che si applica a tutte le piattaforme for-profit ad eccezione di quelle che soddisfino tutti e tre i seguenti requisiti: l’azienda è pubblica e operante da meno di 3 anni; il suo fatturato annuo è inferiore a 10 milioni di euro; e ha meno di 5 milioni di utenti mensili.
Mancanza delle garanzie adeguate
Liberties teme che un gran numero di applicazioni e siti, non soddisfacendo questi criteri, saranno obbligati a installare ‘upload filters’. Ciò graverà in termini di costi aggiuntivi e limitazioni sulla libertà di parola dei loro utenti. Questi algoritmi non saranno in grado di distinguere tra violazione di copyright e opere legali come parodia, meme e critica. Nel testo mancano adeguate garanzie volte ad evitare una limitazione sproporzionata della libertà di parola.
Costringere le aziende digitali a diventare guardiani porterebbe alla repressione del dibattito pubblico e, in ultima analisi, costituirebbe una minaccia per i nostri diritti fondamentali e per la forza della nostra democrazia.
I tempi ristretti in vista delle elezioni sollevano un’importante domanda: considerando la riluttanza degli Stati membro a difendere la libertà di parola online contro gli ‘upload filters’, ci sarà abbastanza coraggio tra i deputati del parlamento europeo per respingere l’Articolo 13 durante il voto plenario finale della direttiva sul copyright?