La Corte Costituzionale Belga si è espressa contro la diffusa conservazione di metadati sulle comunicazioni, decisione che è in linea con la sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha invalidato la direttiva UE alla quale la legge belga faceva riferimento.
La direttiva UE sulla conservazione dei dati (2006/24/EC), adottata in seguito agli attacchi terroristici di Madrid (2004) e Londra (2005), obbligava gli operatori delle telecomunicazioni europee e dei provider di servizi internet a conservare i metadati sulle comunicazioni dei propri utenti.Nel luglio 2013, il Parlamento belga ha adottato, tramite una procedura d'urgenza, una legge che recepiva la direttiva UE nella legislazione belga. Tale legge imponeva ai fornitori di servizi di comunicazione elettronica di conservare, per un periodo di un anno, vari dati, tra i quali i numeri di telefono chiamati dai cellulari, la posizione da cui partivano le chiamate, le date e il numero di conversazioni e la durata della comunicazioni.
Il diritto alla privacy
Nel febbraio 2014 la Lega Belga per i Diritti Umani (LDH), l'Associazione per la Protezione dei Diritti degli Utenti della Rete, datapanik.org e Liga voor Mensenrechten hanno lanciato una campagna di crowdfunding per finanziare la procedura di annullamento di fronte alla Corte Costituzionale.
La campagna ha riscosso ampio successo – l'obiettivo di 5,000 € è stato raggiunto in poche settimane – e ha dimostrato, se qualcuno ancora ne dubitava, che i cittadini ci tengono alla loro privacy.
La Corte Costituzionale ha confermato l'importanza del diritto alla privacy, sancito dall'Articolo 22 della Costituzione Belga e ha ricordato come ogni restrizione di questo diritto debba essere sottoposta a rigidi controlli.
Ricorsi
Con questa decisione, il Belgio si unisce al lungo elenco di stati membri dell'Unione che hanno fatto ricorso contro la direttiva UE a livello nazionale. Occorre sottolineare che la Commissione Europea non intende introdurre una nuova proposta sulla conservazione dei metadati delle comunicazioni.
“Questa sentenza dovrebbe rappresentare un duro colpo per i nostri governi, che non possono espandere all'infinito la sorveglianza di massa dei loro cittadini,” ha dichiarato Alexis Deswaef, presidente di LDH.
Questa apprezzabile decisione della Corte Costituzionale ci ricorda che la privacy resta un diritto fondamentale che non può essere limitato con troppa leggerezza.