La Procura della Repubblica prima esamina il contenuto di specifici commenti e stabilisce se sono offensivi o diffamatori, soltanto allora, se necessario, chiede l'accesso ai dati del commentatore all'autore del sito.
Il caso riguarda il sito locale polacco di informazioni przełom.pl. La Procura ha richiesto agli autori del sito gli indirizzi IP e altri dati riguardanti gli utenti che hanno commentato le storie pubblicate sul sito.
La disposizione risponde ad una denuncia di un editore di un sito web. Dopo vari tentativi di denuncia e dopo la sentenza di non ammissibilità del ricorso, l'editore del sito è riuscito a portare la sua richiesta in tribunale.
Il tribunale regionale di Chrzanów ha confermato che l'amministratore del sito ha il diritto di mettere in discussione la validità della decisione di richiedere la divulgazione degli indirizzi IP e di altri dati riguardanti gli utenti che hanno lasciato dei commenti sul sito. Il caso sarà riesaminato.
Nelle motivazioni della sentenza, il tribunale ha affermato: “Il procuratore dovrebbe prima chiedere all'amministratore dei dati di rivelare il contenuto dei commenti. Poi, dovrebbe indicare quali di questi sono offensivi, diffamatori o degradanti. Solo dopo gli autori possono essere identificati ed è possibile prevedere la trasmissione dei loro dati.”
Deve esserci un motivo
Questo caso ci porta ad almeno due conclusioni. In primo luogo, il tribunale ha confermato che l'amministratore del sito ha il diritto di mettere in discussione la richiesta della procura di rivelare di indirizzi IP degli utenti che postano commenti su un sito. In secondo luogo, le forze dell'ordine devono avere motivi legittimi per poter accedere ai dati e devono verificare i contenuti dei commenti prima di accedervi.
"Infatti, i commenti critici in genere non violano la legge e le persone che denunciano presunte attività criminali lo fanno soltanto perché vogliono conoscere l'identità delle persone che hanno inserito dei commenti. In queste situazioni, le forze di polizia non dovrebbero essere autorizzate a chiedere l'accesso ai dati,” ha dichiarato Dorota Glowacka, avvocato della Helsinki Foundation for Human Rights.