L'ICCL ha accolto con grande favore l'introduzione, il 1 gennaio 2019, di servizi per l'aborto in Irlanda. Insieme ai nostri membri e sostenitori, abbiamo condotto una campagna su questo tema fin dal 1976 e siamo contenti che le donne in Irlanda possano finalmente avere accesso all'assistenza sanitaria riproduttiva.
Restano molti ostacoli
Restano tuttavia molte barriere nell'accesso al servizio. Ad una donna è stato già rifiutato l'aborto in un caso di anormalità insanabile del feto. L'aborto dopo dodici settimane è possibile solo in caso di “gravi” rischi per la salute della donna, ma nella nuova legge non esiste una definizione di “grave”. Le donne che vivono in aree remote vanno incontro a serie difficoltà per via del periodo di attesa obbligatorio di tre giorni, che richiede almeno due visite dal proprio medico. E le donne possono andare incontro a intimidazioni e molestie da parte di manifestanti fuori dai centri sanitari, che possono scoraggiarle dal cercare l'assistenza di cui hanno bisogno.
ICCL chiede modifiche per migliorare la legge
In seguito al clamoroso e storico 'sì' del referendum del maggio 2018, ICCL ha chiesto varie modifiche alla proposta di di legge. Abbiamo raccomandato che il periodo di attesa obbligatorio di tre giorni venga eliminato, poiché rinforza il concetto patriarcale delle donne incapaci di prendere le proprie decisione ed è incompatibile con gli standard dell'Organizzazione Mondiale della Salute. Il periodo di attesa rischia anche di avere gravi ripercussioni sulle donne che hanno relazioni violente, che vivono in aree remote, che dipendono da altri per le cure e che vivono nei Direct Provision (i centri irlandesi di accoglienza dei richiedenti asilo).
Abbiamo chiesto modifiche anche rispetto ai “gravi rischi per la salute” determinati dalla disposizione che criminalizza l'aborto dopo le 12 settimane. Riteniamo che l'obbligo per i medici di certificare che un rischio è “grave”, unitamente a una sanzione penale draconiana per l'aborto praticato al di fuori dei parametri della legge, creerebbe un effetto raggelante e provocherebbe danni.
Più donne potrebbero morire se il governo non depenalizzasse l'aborto dopo le 12 settimane
Prevediamo conseguenze gravi nel caso in cui il governo non depenalizzasse l'aborto e se i medici dovessero continuare a cimentarsi con la domanda “quanto è grave?” prima di poter intervenire per proteggere la salute di una donna dopo le dodici settimane di gravidanza. In passato, questo ha causato la morte di varie donne, tra cui Savita Hallapannavar.
Servono zone protette per impedire l'intimidazione delle donne
Inoltre, avendo riscontrato intimidazioni mascherate da proteste fuori dai centri sanitari di Galway e di altre parti del paese, ICCL chiede al Ministro della Salute, Simon Harris, di istituire delle zone protette* fuori dai centri in cui si pratica l'aborto e di farlo immediatamente.
Per ICCL il diritto a manifestare in maniera pacifica è molto importane. Tuttavia, tale diritto non è assoluto e non include il diritto di intimidire, molestare o impedire alle donne l'accesso all'assistenza sanitaria, compresi i servizi di aborto. Queste proteste colpiscono le donne con l'intento di disincentivarle o dissuaderle dall'accedere a tali servizi. Il governo irlandese è tenuto a rispettare i trattati internazionali che ha firmato, oltre alla sua stessa Costituzione, per proteggere il diritto alla privacy. E' tenuto inoltre a proteggere l'accesso all'assistenza sanitaria e a garantire che i professionisti che operano in tale settore svolgano il loro lavoro in un ambiente sicuro.
In base alla normativa sui diritti umani, il diritto di protestare può essere limitato soltanto in specifiche circostanze, come la necessità di proteggere i diritti e le libertà di altri. Proteggere il diritto di accesso all'assistenza sanitaria e alla privacy è un motivo legittimo per interferire con il diritto di protestare, fintantoché le misure prese siano conformi alla legge e necessarie e proporzionate.
ICCL auspica una legge che protegga i diritti individuali
Le disposizioni esistenti nella legge irlandese per rispondere ai manifestanti che ricorrono all'intimidazione e alle molestie non prevedono un'adeguata protezione di coloro che chiedono l'assistenza da parte dei servizi per l'aborto perché si basano sull'uso discrezionale del potere da parte della polizia.
Laddove ci sia un'evidenza di un modello di ingerenza organizzata e sistematica nei confronti dei diritti individuali, come quello di accesso all'assistenza sanitaria, possono essere necessarie misure generali per proteggere i pazienti e gli operatori sanitari. La creazione di zone di esclusione in cui sono vietati comportamenti intimidatori nei pressi dei luoghi di cura contribuirebbe a sostenere il diritto alla privacy e l'accesso all'assistenza sanitaria. ICCL auspica la creazione di una legge che esamineremo attentamente per garantire che ogni proposta preveda un bilanciamento proporzionato dei diritti.
* L'uso di tali zone di esclusione è stato riscontrato in altre giurisdizioni e considerato come un'interferenza proporzionata e necessaria nei confronti del diritto di protestare. Máiréad Enright di Lawyers4Choice ha fornito un'analisi dettagliata della legalità delle zone di esclusione e di come potrebbero essere previste nella legislazione irlandese qui: https://lawyers4choice.ie/2019/01/05/a-note-on-exc .