Il recente parere dell'avvocato generale della Corte di Giustizia afferma che l'orientamento sessuale non può essere considerato una condizione sanitaria ed è esclusivamente un diritto all'auto-determinazione dell'individuo. Gli stati membri possono valutare la credibilità di una dichiarazione, ma non è loro consentito chiedere ad un richiedente di dimostrare il suo orientamento sessuale attraverso modalità che violerebbero la sua privacy o dignità personale, come test medici o richieste di fornire dettagli sui propri trascorsi sessuali.
Il diritto di definire la propria identità
Tre uomini omosessuali hanno fatto richiesta di permesso temporaneo di soggiorno in Olanda, sulla base di ben fondati timori di persecuzione nei rispettivi paesi di origine. Le autorità olandesi hanno rigettato le tre richieste, sostenendo che le loro dichiarazioni di essere omosessuali non erano credibili.
I respingimenti delle richieste di asilo sono stati appellati al Consiglio di Stato Olandese, che ha girato alla Corte di Giustizia Europea la questione se la legge europea limiti o meno le azioni degli stati membri che si trovano a valutare le richieste di asilo fatte da richiedenti che temono persecuzioni nei propri paesi di origine per via del loro orientamento sessuale.
L'opinione dell'Avvocato Generale Eleanor Sharpston del 17 luglio afferma che l'omosessualità non è più considerata una condizione medica o psicologica e gli individui hanno il diritto di definire la loro propria identità, incluso l'orientamento sessuale. La sessualità di una persona è una questione molto complessa riguardante l'identità personale e la sfera della vita privata protette dalla Carta dei Diritti Fondamentali.
Quindi, la dichiarazione di un richiedente riguardante il suo orientamento sessuale non dovrebbe costituire il punto di partenza per una valutazione sulla questione, sostiene l'avvocato generale. Sebbene gli stati membri abbiano la facoltà di esaminare la dichiarazione sull'orientamento sessuale fatta da un richiedente, non è possibile chiedergli di supportare la domanda per lo status di rifugiato con modalità che minano la sua dignità o la sua integrità personale.
Credibilità del richiedente
I metodi che sono degradanti o in contrasto con la dignità umana violano il diritto al rispetto dell'integrità fisica e mentale e il diritto al rispetto della vita privata e familiare dei richiedenti asilo. In più, il valore probativo di tali testimonianze è dubbio perché può essere costruito al bisogno e non può distinguere il richiedente sincero dal falso. Siccome non è possibile determinare l'orientamento sessuale in maniera definitiva, le pratiche che cercano di farlo non dovrebbero svolgere alcun ruolo nel processo di valutazione.
La valutazione per stabilire se lo status di rifugiato debba essere dato dovrebbe focalizzarsi invece sul fatto che il richiedente sia credibile o meno, si legge nel parere. Questo significa prendere in considerazione la plausibilità e coerenza del suo resoconto. Gli stati membri devono assicurare che le decisioni delle autorità competenti sulle richieste di asilo siano prese solo dopo un esame accurato, e i richiedenti devono avere la possibilità di partecipare ad un colloquio personale prima che l'autorità competente prenda la sua decisione. L'essenziale per la procedura di richiesta asilo è che entrambe le parti lavorino per un obiettivo comune ed è quindi importante che il funzionario che decide abbia l'opportunità di ascoltare il resoconto fornito dal richiedente, o almeno avere accesso ad una relazione completa sul atteggiamento da lui tenuto durante la procedura di valutazione.