Tutti i poliziotti e medici accusati di aver avuto un ruolo nella morte di Stefano Cucchi, il 31enne romano che è morto mentre era detenuto, sono ora stati assolti, dopo che una corte di appello ha dichiarato che nessuno dei medici ha commesso reati. Dopo la morte di Cucchi nell'ottobre 2009, la sua famiglia ha deciso di pubblicare le foto del suo corpo, che mostravano evidenti segni di violenza fisica. La diffusione delle immagini e le circostanze della sua morte hanno scioccato l'Italia intera.
Assoluzioni troppo facili
A giugno 2013 cinque medici erano stati condannati in primo grado per non aver prestato cure adeguate a Cucchi, mentre i poliziotti coinvolti venivano assolti. Dopo il ricorso in appello la corte li ha prosciolti dalle accuse il 31 ottobre 2014, il che significa che al momento nessuno è ritenuto legalmente responsabile della sua morte.
In cinque anni il sistema giuridico italiano non è stato in grado di giudicare correttamente quello che è stato inequivocabilmente un caso penale, i cui eventi sono avvenuti in istituzioni chiuse ma ben controllate (caserme, prigioni, ospedali) e hanno coinvolto un numero ristretto di attori. “Se le indagini non hanno trovato i responsabili della morte di Stefano Cucchi è perché non si è voluto trovarli,” ha affermato l'organizzazione per i diritti umani Antigone. “[Le assoluzioni] sono state troppo frequenti nella nostra storia quando si è trattato di violenza delle forze di polizia.”
Indignazione pubblica
I sindacati di polizia hanno pubblicamente dichiarato la loro soddisfazione per la sentenza che ha stabilito che Cucchi era un tossicodipendente affermando che la colpa della sua morte è stata soltanto sua e della sua famiglia. Ma tra i media e nel più vasto pubblico un sentimento di indignazione è esploso. Sono state organizzate manifestazioni in tutto il paese. Facebook e Twitter sono piene di commenti che esprimono solidarietà a Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, che ha incessantemente lottato per la trasparenza e l'accertamento della responsabilità per la morte di suo fratello. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, e il Primo Ministro, Matteo Renzi, hanno affermato di considerare lo stato responsabile della morte di Stefano.
Nel codice penale italiano manca ancora il crimine di tortura, nonostante l'Italia abbia ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura, secondo cui ogni paese firmatario dovrebbe avere una specifica disposizione contro la tortura nel suo codice penale. Un progetto di legge contro la tortura è stato recentemente approvato dal Senato italiano e al momento è in attesa dell'approvazione della Camera. Sarebbe stato possibile scrivere un testo migliore, secondo le organizzazioni civili che stanno lottando da anni per l'introduzione del reato di tortura, ma si spera comunque che questo progetto di legge sia presto approvato dall'intero Parlamento.