Il Bulgarian Helsinki Committee (BHC), membro di Liberties, ha condannato l'Agenzia per la Sicurezza di Stato bulgara (State Agency for National Security – SANS) dopo che quest'ultima si è rifiutata, per la seconda volta, di fornire informazioni pubbliche. Nel far questo, la SANS ha violato una disposizione della Corte Suprema Amministrativa (Supreme Administrative Court – SAC).
Il caso solleva non poche preoccupazioni. La SANS è al di sopra della legge? Come può un'agenzia che è incaricata di proteggere lo stato bulgaro perseguire questo fine in maniera adeguata se essa stessa viola le leggi nazionali? Inoltre, la SANS dimostra di ignorare completamente il sistema giuridico in vigore.
Il caso
Nel 2014, ai sensi della Legge sull'Accesso alle Informazioni Pubbliche, BHC ha presentato richiesta alla SANS di avere accesso alle seguenti informazioni: il numero di richieste presentate al tribunale dalle direzioni territoriali e dalle unità locali indipendenti della SANS nel 2013 per l'utilizzo di mezzi di intelligence speciali (Special Intelligence Means – SIM); il numero di richieste di utilizzo dei SIM approvati dal tribunale nel 2013 e il numero di persone nei confronti delle quali la SANS ha autorizzato l'uso di SIM nel 2013.
L'agenzia si è rifiutata di fornire queste informazioni, attraverso una decisione presa direttamente dal suo presidente. La motivazione addotta è che queste informazioni sono riservate. Inoltre, l'agenzia ha sostenuto che la divulgazione di tali informazioni è vietata ai sensi della Legge sui SIM.
La SANS sostiene che le informazioni sono riservate ai sensi del punto 25 dell'Elenco di categorie di informazioni che sono classificate come segreti ufficiali dalla SANS, in particolare: “L'informazione usata nel processo di coordinamento e interazione con il giudiziario in relazione alle attività operative e di perquisizione”.
Secondo la legge bulgara, le informazioni statistiche richieste non sono riservate perché non contengono dati su casi individuali su cui la SANS sta lavorando. Al contempo, è importate per la società bulgara essere informata su tutte le attività dell'agenzia. Due successive sentenze del Tribunale Amministrativo di Sofia (Administrative Court of the City of Sofia - ACCS) e della Corte Suprema Amministrativa promulgate alla fine del 2015 obbligano l'agenzia a fornire queste informazioni. La SANS si è rifiutata di dare esecuzione a entrambe le sentenze.
Contro gli interessi dei cittadini
In conseguenza a tale rifiuto, BHC ha presentato un secondo ricorso e ha nuovamente vinto. Spetta quindi di nuovo all'agenzia scegliere se ignorare i tribunali bulgari e dimostrare ancora una volta che non intende obbedire alle leggi dello stato che essa stessa dovrebbe difendere.
"Preoccupa che un'agenzia che è subordinata al Consiglio dei Ministri e che è stata creata per proteggere la sicurezza nazionale sistematicamente non ottemperi non solo alla legge ma anche alle sentenze dei tribunali. Agendo in questo modo, l'agenzia si schiera contro gli interessi dei cittadini bulgari che sono così privati della certezza legale. Uno stato in cui esiste un'istituzione che si considera al di sopra delle legge dovrebbe seriamente rivedere le sue politiche per ristabilire lo stato di diritto”, ha dichiarato Adela Kachaunova, avvocato responsabile del programma legale di BHC.
La Corte Europea dei Diritti Umani (Corte EDU) ha stabilito che la legge bulgara non contiene tutele sufficienti contro il rischio di abuso insito in qualunque sistema di sicurezza segreto. La Bulgaria ha istituito l'Ufficio Nazionale per il Controllo dei Mezzi Speciali di Intelligence nel 2013 per dare esecuzione a una sentenza della Corte EDU. Tuttavia, solo pochi giorni fa, i media hanno riportato che ufficiali della SANS si sono rifiutati di fornire l'accesso a documenti collegati a tre casi di richieste di informazioni sull'uso dei SIM presentate a membri dell'Ufficio.