Questa settimana è stato presentato un ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani (Corte EDU) contro lo stato spagnolo per non aver preso misure efficaci contro il profiling etnico, la pratica secondo cui la polizia ferma le persone in base a pregiudizi legati al colore della loro pelle.
'Perché sei nero'
Zeshan Muhammad, cittadino di Santa Coloma de Gramanet, Barcellona, fin da bambino è in possesso di un permesso di soggiorno spagnolo. Il 29 maggio 2013 è stato fermato da un agente della polizia nazionale spagnola.
L'agente ha ammesso che non avrebbe fermato un bianco in circostanze simili e ha detto a Muhammad di averlo fermato “perché nero, punto!”
Con il sostegno di SOS Racisme Catalunya e di Open Society Justice Initiative, Muhammad sta portando avanti un contenzioso strategico non solo per verificare se questa violazione dei suoi diritti viene riconosciuta e risarcita, ma anche per porre fine alla pratica discriminatoria della polizia subita da tantissime persone: tutti coloro che non sono bianchi.
Nel ricorso presentato alla Corte EDU si sostiene che fermare una persona sulla base del pregiudizio legato al colore della sua pelle, pratica nota come profiling etnico, costituisce violazione del diritto individuale a non subire discriminazioni (come stabilito dall'Articolo 14 e dal Protocollo 12 della Convenzione Europea sui Diritti Umani) e del diritto alla privacy (come tutelato dall'Articolo 8 della stessa Convenzione).
"Che una persona possa essere fermata e identificata dalla polizia in qualunque momento, in qualunque luogo o situazione, semplicemente per il colore della sua pelle, è illegale. Costituisce discriminazione e minaccia gravemente l'autonomia personale e il senso di identità di una persona,” spiega l'avvocato Mercedes Melón.
Non prendendo misure per contrastare efficacemente questo tipo di azioni da parte della polizia, lo stato spagnolo sta violando i diritti umani.
Corte Costituzionale spagnola respinge ricorso
Lo scorso novembre, la Corte Costituzionale spagnola ha respinto il ricorso di Muhammad, considerandolo “non rilevante” nonostante il fatto che il ricorso indicasse che i fermi e le perquisizioni basati sul profiling etnico violano sia la Costituzione che le norme internazionali vincolanti per la Spagna e che questa pratica discriminatoria da parte della polizia colpisce migliaia di persone nel paese.
La Corte Costituzionale stessa, attraverso precedenti sentenze, aveva dato legittimità a tali violazioni sistematiche dei diritti umani, come riconosciuto da organi del Consiglio d'Europa.
Nel 2001, la Corte Costituzionale aveva esaminato un ricorso simile, presentato da Rosalind Williams, e aveva stabilito che fosse legale e legittimo fermare e perquisire persone non bianche perché “normalmente i cittadini spagnoli sono bianchi”.
Sentenza che insulta le vittime
In risposta a quella sentenza, la Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite, cui si era rivolta la Williams, aveva definito tale pratica discriminatoria e illegale e aveva sollecitato lo stato spagnolo a rottamarla.
Ma la Corte Costituzionale non ha colto questa opportunità storica presentata dal caso di Zeshan Muhammad per produrre una sentenza differente in conformità a quanto sollecitato dall'ONU e definire il profiling etnico illegale e discriminatorio.
Per tutti questi motivi, secondo le associazioni che sostengono Muhammad, la sentenza della Corte Costituzionale costituisce un insulto alle vittime di tali pratiche discriminatorie da parte della polizia ed è una sentenza indegna da parte di una Corte Costituzionale che afferma di proteggere i diritti fondamentali.
Spagna fuori passo rispetto all'Europa
La decisione della Corte Costituzionale sul caso di Muhammad si distanzia dalle decisioni prese dai tribunali in altri paesi europei: il giorno dopo la sentenza della Corte Costituzionale, la Corte di Cassazione francese ha stabilito che i fermi della polizia sulla base del profiling etnico sono illegali. In Svezia, il governo è stato ritenuto colpevole di profiling etnico per aver istituito un registro delle persone rom.
La Commissione Diritti Umani dell'ONU, il Comitato per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale dell'ONU, l'Inviato Speciale ONU sul razzismo, il Comitato dei Ministri del Consiglio d''Europa e la difesa d'ufficio spagnola, tutti hanno riconosciuto che la pratica sistematica del profiling etnico in Spagna costituisce una violazione dei diritti fondamentali e sollecitano a porvi fine.
Le organizzazioni per i diritti umani che hanno fornito sostegno legale a Zeshan Muhammad - SOS Racisme Catalunya e l'Open Society Justice Initiative – sperano che la Corte EDU ponga fine ai fermi sulla base del profiling etnico, una pratica discriminatoria molto comune che non solo discrimina, ma criminalizza le sue vittime.