Technologie e Diritti

La CEDU, in una decisione in tema di adozione, afferma la centralità dei diritti dei bambini

La CEDU ha dato torto ad una madre che cercava di riottenere la custodia dei suoi figli quasi due anni dopo averli dati ad una famiglia affidataria. La Corte ha negato la sua richiesta, dicendo che avrebbe danneggiato lo sviluppo dei bambini.

by Polish Helsinki Foundation for Human Rights

I.S., cittadina tedesca, rimasta incinta a seguito di una relazione, ha dato alla luce due gemelli nell'aprile del 2000. IS, al momento della nascita dei gemelli già aveva avuto due figli dal suo matrimonio. Pressata dal marito, e soffrendo di ansia e depressione, I.S. tre settimane dopo la nascita decise di dare i due gemelli ad una famiglia affidataria. Nel novembre del 2000, rinunciando a tutti i diritti genitoriali, decise di dare i bambini in adozione, dichiarando la sua volontà con un atto notarile.

Pochi giorni dopo aver firmato le carte, I.S. raggiunse con la famiglia adottiva l'accordo verbale di ricevere una relazione annuale sui bambini, insieme ad alcune foto. Nel giugno 2001, un giudice tutelare ha confermato la decisione. La trascrizione dell'audizione indica che le parti avevano concordato un'adozione semi-aperta e la volontà della madre naturale di voler mantenere il contatto con i bambini. La Corte ha confermato che la portata e la forma dei contatti (relazione annuale ed immagini) erano state concordate dalle parti.

Nel mese di aprile 2002, la signora S. intentò una causa chiedendo che fosse revocata la sua decisione di dare i bambini in adozione. La signora S. sostenne che il padre del bambino, la cui identità non ha voluto rivelare, non aveva acconsentito all'adozione. Il tribunale tedesco chiese il parere di un esperto, secondo il quale, durante la procedura di adozione, la ricorrente era stata pienamente consapevole delle conseguenze delle sue azioni. Il giudice infine ha rigettato la sua richiesta per la revoca dell'adozione, sulla base del fatto che lei si era presa cura dei suoi figli per sole 3 settimane, e che tale breve tempo non era sufficiente a formare un legame tra la madre e i due gemelli.

I.S. presentò ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo (CEDU), sostenendo che il suo diritto al rispetto della vita familiare era stata violato. La ricorrente disse che aveva acconsentito ad un'adozione semi-aperta, ma poi non le era stato permesso alcun contatto con i bambini. Con sentenza del 5 giugno 2014 (Reclamo n ° 31021/08) la Corte ha confermato che il ricorso dovesse essere gestita ai sensi dell'articolo 8 della Convenzione. I giudici di Strasburgo hanno sottolineato che l'articolo 8 non concede ai genitori biologici il diritto di contattare i loro bambini dopo l'adozione. Hanno anche concordarono con il giudice tedesco sul fatto che un breve periodo di cure da parte dei genitori biologici non è sufficiente a formare un legame stabile. Inoltre, il ricorrente aveva legittimamente e consapevolmente rinunciato ai suoi diritti parentali quando ha firmato l'atto notarile di sua spontanea volontà. Inoltre, l'avvocato aveva spiegato alla ricorrente tutte le conseguenze dell'adozione, e nell'atto di adozione non si era fatto alcun riferimento al suo carattere semi-aperto.

La sentenza del tribunale tedesco chiaramente ha dato priorità ai diritti dei bambini, garantendo una protezione alla famiglia appena creata e tutelando il rapporto tra i bambini e i loro genitori adottivi. I bambini meritano una opportunità di sviluppo. Valutando la proporzionalità dell'ingerenza nella vita privata della madre, il tribunale ha osservato che i genitori adottivi avevano dato alla madre biologica la speranza di un'adozione semi-aperta attraverso un accordo verbale, concordando oralmente la portata delle informazioni relative ai bambini che le dovevano essere fornite periodicamente. Legge tedesca permette diverse forme di adozione, dando ai genitori adottivi la possibilità di indicare in quale misura può esserci un contatto tra i bambini e i genitori biologici. In questo caso l'accordo era stato stabilito correttamente dopo che l'avvocato aveva spiegato alla madre le conseguenze giuridiche della sua affermazione. Pertanto, la Corte ha concluso che il giudice tedesco è stato corretto nel dare priorità alla protezione della famiglia affidataria, e ha stabilito che non vi era stata alcuna violazione della Convenzione.

Due giudici della Corte EDU hanno espresso il loro dissenso (votum separatum). Essi hanno sottolineato che, se fosse verificato un equivoco nella procedura di adozione, e considerando lo stato mentale della madre biologica, lo Stato non avrebbe adempiuto agli obblighi previsti dall'articolo 8 della Convenzione. L'avvocato e i giudici avrebbero dovuto essere a conoscenza della condizione mentale della madre biologica, condizione che ha distorto la sua capacità di prendere decisioni. Inoltre la legge tedesca non prevede né l'istituto dell'adozione “semi-aperta”, né che gli accordi eventualmente conclusi tra i genitori biologici e adottivi siano giuridicamente vincolanti, ma questi, se conclusi, potrebbero essere fuorvianti per i genitori biologici.

E 'assolutamente importante proteggere le famiglie adottive. In Polonia la madre biologica dovrebbe astenersi dal contatto con i figli, affinché il legame con la famiglia adottiva possa rafforzarsi. D'altra parte, il dissenso espresso dai due giudici non può essere ignorato. Lo stesso vale per le disposizioni di legge così come per le persone coinvolte nel processo di adozione, che dovrebbero fornire approfondite e comprensibili informazioni. Solo in tali circostanze un'adozione può avere successo.

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