L’Unione europea per le libertà civili (Liberties) accoglie con favore la sentenza della Corte di giustizia dell’UE che conferma il meccanismo di condizionalità respinto da Polonia e Ungheria, che fermerebbe il flusso di fondi dell’UE ai paesi che violano sistematicamente lo stato di diritto, ed esorta la Commissione europea ad attuare il meccanismo senza indugio.
Nella sua dichiarazione, il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha detto sulla decisione della Corte di giustizia europea: “Le sentenze di oggi confermano che siamo sulla strada giusta”.
Balazs Denes, direttore esecutivo di Liberties, ha detto:
“Suggeriamo al presidente di fare un passo avanti e chiediamo alla Comissione di attivare il meccanismo senza indugio. L’UE ha ora uno strumento efficace contro gli autoritari, che finora sono stati indifferenti alle cause legali o alle pressioni politiche, ma ora hanno paura dalla prospettiva di perdere i fondi dell’UE. Lo abbiamo visto dal modo in cui la Polonia e l’Ungheria si sono opposte al meccanismo e come la Polonia ha segnalato che potrebbe fare marcia indietro, di fronte ai recenti attacchi nei suoi tribunali”.
Nel 2018, Liberties ha pubblicato una proposta per il meccanismo di condizionalità, ispirando la legge che alla fine è stata approvata, ma in precedenza abbiamo sostenuto che la Commissione europea ha basi giuridiche per tagliare i finanziamenti dell’UE.
Le violazioni sistemiche dello stato di diritto in entrambi i paesi sono state dettagliate nel Liberies Rule of Law Report 2022, pubblicato ieri. In Polonia, le principali preoccupazioni sono la crescente influenza politica sul sistema giudiziario, le severe restrizioni al lavoro dei giornalisti a causa delle misure di emergenza, le campagne diffamatorie contro le ONG che diffendono i diritti delle donne e delle persone LGBTQI+ , o la sfida da parte del governo ai principi dello stato di diritto e al sistema giuridico europeo. In Ungheria, le principali difficoltà identificate sono la crescente influenza politica sul sistema giudiziario, la corruzione di alto livello, l’uso improprio dei fondi UE, la mancanza di pluralismo dei media, l’usurpazione del potere attraverso le misure di emergenza, la repressione delle ONG e la propaganda omofoba.