Condizioni di vita terribili e sistematiche violazioni di diritti umani: è questa la situazione che si è trovata di fronte pochi giorni fa dentro l'hotspot di Lampedusa una delegazione di avvocati, ricercatori e mediatori culturali della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili (CILD), membro di Liberties, dell'Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI) e di Indiewatch.
"La nostra delegazione ha potuto appurare che non c'è una mensa nell'hotspot. Il cibo – che viene consumato in camera o all'esterno – è di scarsissima qualità. I bagni sono senza porte e i materassi sono sporchi,” hanno dichiarato Gennaro Santoro (CILD) e Giulia Crescini (ASGI). “Ci sono difficoltà a formalizzare le richieste di protezione internazionale e non viene rilasciato alcun permesso di soggiorno ai richiedenti asilo. Per questo, i ricorrenti non possono lasciare l'isola e sono costretti a vivere nell'hotspot per molti mesi. Questo nonostante la struttura fosse stata pensata come un posto per raccogliere i dati e le impronte digitali dei migranti entro 48 ore dallo sbarco, un arco di tempo da estendere eventualmente fino a 72 ore.”
Intrappolati a Lampedusa
L'impossibilità di lasciare l'isola esaspera le condizioni degli ospiti; come richiedenti asilo dovrebbero infatti potersi liberamente muovere nel territorio italiano.
Tuttavia, il fatto che non vengano rilasciati permessi di soggiorno come richiedenti asilo determina una grave violazione dei diritto all'auto-determinazione, alla libertà di movimento e alla libertà personale.
Inoltre, gli avvocati della difesa non possono neanche accedere alla struttura per comunicare con i loro clienti.
Condizioni inumane
“Preoccupa soprattutto la totale assenza di personale di sicurezza,” spiegano Santoro e Crescini. “Questo determina una violazione dei diritti fondamentali ancor più grave per i migranti che appartengono a categorie vulnerabili come i minori (sia sotto la custodia dei genitori che non accompagnati), costretti a vivere con adulti, nella maggior parte dei casi maschi”.
Al momento, nel centro sono ospitate 180 persone. 165 di queste sono uomini adulti soli. Ogni ospite può liberamente entrare e uscire da tutte le unità abitative, che si trovano una vicino all'altra e non esistono sistemi di sicurezza per controllare chi può entrare e chi no.
Tutti gli ospiti dormono in grandi camere dotate solo di materassi, non ci sono armadi, né tavoli o scaffali di alcun tipo. Tutto ciò che possiedono gli ospiti viene tenuto sui letti. I materassi sono fatti di un sottile strato di gommapiuma, spesso sono danneggiati e in condizioni igieniche pessime. Non ci sono quasi mai lenzuola e, quando ci sono, sono di carta e vengono cambiate dopo settimane, quando sono evidentemente e irreparabilmente danneggiate.
"Abbiamo trovato una bambina e i suoi genitori da giorni sistemati su un corridoio con altri uomini soli. La donna ha riferito di essere stata vittima di un tentato stupro da parte di un altro ospite della struttura. La figlia, presente al momento dell'aggressione, ha avuto una sorta di attacco di panico per l'ansia e la paura. Nelle due ore successive, è rimasta in stato incosciente finché non è stata finalmente portata nell'infermeria della struttura”, hanno dichiarato Gennaro Santoro e Giulia Crescini.
Le stesse madre e figlia sono state ferite nei scorsi giorni durante gli scontri tra alcuni ospiti e la polizia, intervenuta dopo l'incendio scoppiato nel centro.
"Per via di questi fatti, abbiamo presentato alle autorità competenti una richiesta formale di trasferire immediatamente alcune famiglie e altri soggetti vulnerabili (donne, minori non accompagnati e malati) presso strutture adeguate. Ad oggi, non abbiamo ricevuto risposta dalle autorità contattate”, hanno aggiunto Santoro e Crescini.
La situazione drammatica che la delegazione ha riscontrato nell'hotspot è la stessa riportata solo poche settimane fa da Mauro Palma – Garante nazionale per i diritti delle persone detenute o private della libertà personale –. Migliaia di persone transitano per la struttura ogni anno.