La sentenza della Corte Suprema riguarda il caso di una famiglia di rifugiati trattenuti illegalmente in un centro di detenzione per migranti a Przemyśl.
Detenzione illegale
La famiglia in questione, una madre con due bambini, è stata vittima di violenza nel suo paese di origine. Durante la permanenza in un centro di detenzione in Polonia, la famiglia ha presentato una richiesta di protezione internazionale.
Nonostante la famiglia avesse informato le autorità di essere stata vittima di violenza, non è stata assistita in maniera adeguata e prontamente rilasciata dal centro, il che costituisce una chiara violazione di legge.
Alla luce di questo, dopo che gli stranieri sono stati finalmente rilasciati dal centro, gli avvocati dell'Helsinki Foundation for Human Rights (HFHR) hanno presentato una richiesta di risarcimento per danni morali provocati dall'ingiusta detenzione.
Durante il procedimento di primo grado, sia il Tribunale Regionale di Varsavia che la Corte di Appello di Varsavia avevano disposto un risarcimento insufficiente, che non teneva conto di tutte le circostanze del caso, compreso il fatto che uno dei bambini era stato aggredito da un altro migrante.
In relazione a quanto sopra, i legali hanno presentato un ricorso in cassazione di fronte alla Corte Suprema, sostenendo l'esistenza anche di errori procedurali sul caso.
La Corte Suprema ha ribaltato la sentenza della corte di appello e rinviato il caso per un nuovo esame.
Necessario il parere di un esperto
Nella sua motivazione, la Corte Suprema ha dichiarato che qualunque tribunale che stabilisce che la detenzione illegale ha un impatto sulla salute mentale di un migrante, è tenuto a chiedere il parere di un esperto e non può formulare da solo tali conclusioni.
Secondo HFHR, questa affermazione va applicata anche alle procedure di collocamento di un migrante in un centro di detenzione. Il tribunale dovrebbe sempre chiedere la testimonianza di un esperto per decidere sullo status di uno straniero che si presume sia stato vittima di violenza o nel caso in cui sia disabile, in particolare quando ci sono relazioni di analisi psicologiche preparate al di fuori del procedimento penale, o se il semplice aspetto di un migrante suggerisce l'esistenza di problemi medici.
In una tale situazione, un migrante non può essere collocato in un centro di detenzione. Ciononostante, i tribunali spesso dispongono il collocamento degli stranieri nei centri di detenzione esclusivamente sulla base dei documenti della Polizia di Frontiera che confermano l'assenza di contro-indicazioni mediche alla detenzione, anche se le opinioni espresse da psicologi di organizzazioni non governative arrivano a conclusioni opposte.
Standard Corte EDU
La Corte Suprema ha anche dichiarato che, sulla base della giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti Umani, i migranti collocati in un centro di detenzione sono sotto il pieno controllo dello stato polacco ed è per questo che lo stato è responsabili della loro sicurezza e salute. Quindi, è lo stato ad essere responsabile della violenza inflitta su un minore collocato in un centro di detenzione, anche se tale violenza è stata agita da un altro migrante e non dal personale della struttura.