Da due anni è entrato in vigore il nuovo protocollo operativo tra Dipartimento dell'Immigrazione, Fedasil (l'agenzia per l'accoglienza dei richiedenti asilo) e Servizio di Tutela, i tre dipartimenti responsabili della supervisione dei minori stranieri non accompagnati (denominato MENA) in Belgio.

Il protocollo, firmato a gennaio 2013, attribuisce alla polizia più potere durante i fermi e gli interrogatori agli stranieri che dichiarano di essere minori, consentendole per esempio di somministrare un test sull'età in loco, anziché passare attraverso il Servizio di Tutela. La polizia può anche convocare ufficialmente un minore presso la stazione per la registrazione e limitare il numero di convocazioni da inviare – dopo due convocazioni ignorate dal giovane, il Servizio di Tutela può immediatamente iniziare a prendere decisioni a nome del minore.

Considerato che il protocollo ha esteso i poteri delle autorità competenti, limitando al contempo i diritti dei minori coinvolti, tre organizzazioni, la League of Human Rights, lo Youth Law Service di Bruxelles e Defense of Children International, hanno fatto appello al Consiglio di Stato, il tribunale amministrativo di livello più elevato in Belgio. L'esperienza di queste organizzazioni ha dimostrato che molto spesso i minori convocati non hanno il coraggio di presentarsi per la registrazione. Dopo la seconda volta che non si presentano, perdono i loro diritti e vengono abbandonati a se stessi, senza una casa o un tutore e vengono così esposti al rischio di diventare vittime di tratta.

Il Consiglio di Stato ha di recente pubblicato la sua decisione sul caso, nella quale rileva che le autorità governative hanno superato di gran lunga i loro poteri e violato i diritti dei minori stranieri non accompagnati.

La sentenza è stata pronunciata dopo aver messo a confronto il Guardianship Act, la legge che disciplinava il MENA, con il nuovo protocollo, confronto da cui è emerso che il protocollo ha stabilito requisiti aggiuntivi rispetto alla legge precedente. Secondo la sentenza, non soltanto il protocollo avrebbe dovuto essere prima presentato al Consiglio di Stato per la revisione amministrativa e pubblicato sul Belgian Monitor, la rivista ufficiale belga che pubblica le leggi, ma anche che gli organi amministrativi semplicemente non avevano giurisdizione su un tema che è di competenza del legislatore.

Come risultato, tutte le decisioni che sono state prese in quasi due anni sulla base di questo protocollo sono state dichiarate illegali. Questo significa anche che tutti i minori stranieri non accompagnati che sono stati danneggiati dall'applicazione del protocollo, da quelli che sono stati dichiarati adulti a quelli che sono stati privati di tutti i diritti per non aver risposto alle convocazioni, devono il prima possibile essere sottoposti ad una revisione del loro status da parte del Servizio di Tutela.

Un'altra conseguenza è che i minori stranieri non accompagnati che hanno perso il loro diritto di soggiorno o addirittura la possibilità di fare domanda per la carta di soggiorno (per esempio, nel caso in cui siano stati dichiarati adulti) hanno diritto ad un risarcimento.