Dopo anni di terapie, il 40enne DJ Fabo, ceco e tetraplegico a seguito di un incidente stradale, aveva chiesto più volte al Parlamento Italiano di discutere una legge sull'eutanasia. Voleva morire con dignità nel suo paese, ma il suo appello non è stato ascoltato.
Nonostante le opinioni espresse nelle aule di tribunale e dai cittadini (l'80%, secondo una recente indagine) siano favorevoli a una revisione della legge sull'eutanasia, la proposta è ancora ferma in Parlamento, in larga parte per via dell'opposizione dei deputati cattolici.
Lasciamo decidere i pazienti e i loro medici
Quello che Marco Cappato sta chiedendo è una revisione della legge italiana sul testamento biologico. La modifica consentirebbe ad un paziente, da cosciente, di disporre che qualora un evento lo rendesse immobilizzato e incapace, le terapie che lo mantengono in vita dovrebbero essere interrotte e i medici dovrebbero lasciarlo morire, con un'eutanasia passiva: per garantire la libertà di scegliere quando qualcuno non è proprio più in grado di esprimere la propria scelta.
Ma Cappato chiede anche di discutere la legge sul suicidio
assistito – quello che ha affrontato Fabo: un paziente che è
cosciente ma non necessariamente in fin di vita può, consultandosi
con il proprio medico, decidere di ricevere un'iniezione letale che
può essere gestita dal paziente stesso.
Cappato vorrebbe anche una discussione sull'eutanasia attiva, ossia la possibilità di porre fine alla vita di un paziente attraverso un'iniezione legale somministrata da un medico.
Per morire con dignità, gli italiani vanno all'estero
Ogni anno, oltre 200 italiani lasciano il loro paese per morire all'estero, secondo un'indagine. Ma non tutti possono farlo: secondo Cappato, avere accesso al suicidio assistito in Svizzera costa circa 10,000 euro.
Per Cappato "è una questione di dignità”.