Technologie e Diritti

Esercita i tuoi diritti per difenderli – una sollecitazione dalla Spagna

Una dichiarazione di Rights International Spain, rilasciata a seguito dell'approvazione di tre nuove “leggi bavaglio” in Spagna, ci ricorda che dobbiamo continuare a esercitare i nostri diritti per difenderli.

by Rights International Spain
Foto: Adolfo Lujan / DISO Press - Flickr/CC content

Le tre leggi, approvate il 26 marzo, costituiscono un “triplice bavaglio” e sono state approvate in un contesto ben preciso che Rights International Spain ha definito “Il circolo vizioso dell'ingiustizia.” Di fronte ad una società civile che protesta attivamente contro le politiche di austerità, il governo spagnolo, anziché ascoltare le istanze dei cittadini, protegge se stesso adottando riforme che limitano i diritti e le libertà fondamentali in una società democratica, ostacolano l'accesso alla giustizia e attaccano i principi essenziali dello stato di diritto. Riteniamo che non si tratti di azioni isolate; fanno tutte parte di un piano organizzato per lasciarci #SenzaGiustizia. Ci troviamo chiaramente nel bel mezzo di una regressione.

Le leggi bavaglio contrastano con i nostri diritti e libertà civili, secondo varie istituzioni per la tutela dei diritti umani, sia internazionali che europee. Il governo spagnolo e il Partito Popolare sono entrambi consapevoli di questo perché come RIS li abbiamo più volte informati tramite varie iniziative (alcune delle quali realizzate in collaborazione con organizzazioni internazionali o di altri paesi europei) portate dinanzi al Ministro della Giustizia, al Ministro dell'Interno, al Congresso e al Senato, durante tutte le fasi della procedura legislativa. Prova del fatto che i nostri legislatori conoscono le implicazioni di queste regole è che hanno introdotto alcuni – anche se pochi – miglioramenti nei testi normativi, proprio in risposta alle richieste nostre e delle istituzioni internazionali.

Criminalizzare la protesta pacifica

Infatti, i testi normativi in questione presentano ancora gravi lacune che limitano i nostri diritti e libertà in maniera sproporzionata e ingiustificata. Quelle che seguono sono alcune delle nostre preoccupazioni.

Per quanto riguarda la riforma della lotta al terrorismo, dobbiamo sottolineare che è stata trattata con urgenza e alle spalle della società civile; in tal modo, la prassi dell'ampia consultazione con esperti indipendenti non è stata rispettata, in contrasto con le raccomandazioni ONU. Siamo inoltre preoccupati del fatto che questa riforma introduce una terminologia non chiara che, per via della sua vaghezza e mancanza di precisione, viola il principio di legalità e può provocare il rafforzamento arbitrario della legge penale e una limitazione sproporzionata della libertà di espressione.

Per quanto riguarda la riforma del codice penale, il suo obiettivo sembra essere la criminalizzazione di vari tipi di protesta pacifica che sono perfettamente legittimi nelle società democratiche. Per esempio, la semplice resistenza passiva è inserita tra i crimini contro l'autorità. Siamo inoltre preoccupati per il fatto che il nuovo reato di divulgazione di messaggi può essere applicato a coloro che semplicemente invitano ad una manifestazione e per il fatto che altri tipi di protesta legittima, come l'occupazione pacifica e non violenta di uffici pubblici e banche, vengono criminalizzati.

Fotografare la polizia

Infine, la Legge sulla Pubblica Sicurezza ha tre obiettivi molto chiari e inquietanti: sembra trasformare il requisito di comunicare preventivamente la notizia di manifestazioni e proteste nella necessità di un'autorizzazione de facto da parte del governo, in violazione dell'articolo 21 della Costituzione; in secondo luogo, cerca di mantenere lo spazio pubblico lontano dall'essere luogo di partecipazione politica; infine, sanziona forme di protesta sociale che sono assolutamente pacifiche e legittime in una società democratica. Per esempio, anche la mera occupazione di strade pubbliche o una piccola deviazione dall'itinerario previsto per una marcia vengono sanzionate.

Sono imposte restrizioni sproporzionate alla libertà di espressione e al diritto all'informazione attraverso la criminalizzazione dell'uso di fotografie degli agenti di polizia (e si tratta delle uniche usate come prove durante i processi contro la polizia in caso di abusi) o la mera “mancanza di rispetto” verso un poliziotto. E' inquietante anche il fatto che il percorso legislativo di questa legge non sia stato sfruttato come occasione per istituire garanzie legali contro le pratiche discriminatorie fondate sul profiling su base etnica da parte della polizia, così come era stato chiesto da varie istituzioni europee e internazionali.

Ieri il Congresso ha approvato tre di queste leggi bavaglio, ma, con le parole del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, “ciò che è illegale non può essere reso legale.” Quindi non abbiamo intenzione di permettere che accada; continueremo ad esercitare i nostri diritti e a lavorare affinché queste leggi vengano ritirate. Nel frattempo, finché non avremo ottenuto questo, lo stato spagnolo deve essere consapevole che adottando queste leggi si pone in una situazione di autentico rischio di probabile condanna da parte delle organizzazioni internazionali, a partire dalla Corte Europea dei Diritti Umani. Perché i nostri diritti e le nostre libertà stanno al di sopra dei loro bavagli.

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