Ministero Tedesco vieta piattaforma critica verso le autorità
La Società per i Diritti Civili (GFF) ha rilasciato una dichiarazione sul procedimento in corso che vieta l’uso di linksunten.indymedia. Nel mese di agosto 2017 la piattaforma internet di sinistra è stata vietata dal Ministero Federale dell’Interno (BMI) ai sensi della legge sulle associazioni. In precedenza la piattaforma era stata per anni una spina nel fianco per le autorità tedesche: linksunten.indymedia era considerata un importante canale di comunicazione per la sinistra e la sinistra radicale in Germania. La piattaforma riferiva di manifestazioni e proteste ma pubblicava anche opinioni politiche che sono state definite anti-costituzionali dalle autorità.
Soprattutto dopo le proteste del G20 nella primavera 2017 ad Amburgo, ci sono state oltre 1,600 indagini contro membri e organi della sinistra radicale in tutta Europa. Il divieto della piattaforma va letto in tale contesto.
Tuttavia, GFF considera il divieto come un abuso della legge sulle associazioni oltre che una violazione della Convenzione Europea sui Diritti Umani. Quindi ha commentato il procedimento attraverso un cosiddetto Amicus Curiae – strumento nato nel sistema legale americano che GFF vorrebbe rendere più conosciuto in Germania.
Per lo Stato la piattaforma violava la legge sulle associazioni
Il Ministero Federale dell’Interno Tedesco ha vietato linksunten.indymedia e diverse parti interessate stanno facendo causa al Tribunale Amministrativo Federale di Leipzig. Il Ministero sostiene che la piattaforma internet è supportata da un gruppo di persone con tutte le caratteristiche di un’associazione. Questo è proibito poiché “i suoi scopi e le sue attività sono contrarie alla legislazione penale e all’ordine costituzionale”.
Agli occhi di GFF, tuttavia, la legge sulle associazioni non è applicabile, se non si tiene conto del fatto che dietro la piattaforma internet ci sia o meno un’associazione. Il divieto era giustificato esclusivamente dai contributi pubblicati sul sito internet. Quindi, si tratta di una disposizione di legge sui media che rientra nella competenza degli stati federali.
I divieti assoluti violano la libertà dei media
Inoltre, il divieto assoluto dell’intera piattaforma internet non è proporzionato, poiché occorre tener conto della libertà dei media garantita dalla legge fondamentale. Lo stato avrebbe dovuto valutare in primo luogo misure meno drastiche, secondo GFF. In particolare, le autorità competenti avrebbero dovuto intervenire contro contenuti illegali specifici come previsto dall’Interstate Broadcasting Treaty (RStV). Tuttavia, i presunti contenuti illegali e incostituzionali non sono preponderanti e tali da giustificare il divieto dell’intera piattaforma.
Il divieto viola anche la Convenzione Europea sui Diritti Umani. La Corte Europea sui Diritti Umani (Corte EDU) si è già espressa a questo proposito nei confronti di vari quotidiani turchi, sostenendo che il divieto di un intero quotidiano viola la libertà dei media garantita dall’articolo 10 della CEDU. Lo stesso andrebbe applicato nel caso dei media online.
Caso emblematico di come lo Stato tratta chi lo critica
GFF commenta il divieto di linksunten.indymedia in ragione dell’importanza della libertà dei media e del sostegno allo stato di diritto in generale. Per l’organizzazione per i diritti umani, l’approccio del Ministero Federale dell’Interno è un caso emblematico di come lo stato tratta i media che si dimostrano critici nei suoi confronti e dunque più “scomodi”.
L’Amicus Curiae è un’opzione esterna che propone nuove prospettive di lettura di un contenzioso. Si tratta di un approccio non ancora diffuso in Germania e in gran parte dell’Europa, mentre negli USA da tempo viene utilizzato per rendere la giurisdizione più rispettosa dei diritti umani. GFF si è posta l’obiettivo di diffondere questo strumento di partecipazione al procedimento nell’interesse dei diritti fondamentali e umani anche in Germania.
Clicca qui per leggere l Amicus Curiae Brief di GFF (in tedesco)