Chiediamo al Parlamento Europeo di approvare una risoluzione, che faccia seguito al dibattito sulla situazione in Ungheria del 26 aprile, per sollecitare il governo ungherese a ritirare la proposta di legge sugli agenti stranieri.
Firma la petizione. E diffondi.
Il Primo Ministro ungherese Orbán ha passato gli ultimi 7 anni a fare a pezzi la democrazia. Ha silenziato i media pubblici e le critiche di pressoché tutti i principali media privati attraverso la minaccia di multe, tasse punitive o la chiusura. Ha protetto il suo governo dai tribunali spingendo verso una nuova Costituzione, ha blindato la Corte Costituzionale con i suoi alleati politici e estirpato alcuni dei suoi più ampi poteri. E nel frattempo ha continuato a sistemare i suoi amici ai posti apicali del mondo imprenditoriale ungherese grazie a un sistema politico corrotto. Con la sua ultima mossa, Orbán ha strangolato la libertà accademica approvando una legge che obbliga la Central Europea University (CEU), uno dei migliori istituti formativi del paese, a chiudere i battenti. La minaccia di chiusura ha provocato le proteste di decine di migliaia di persone.
Orbán spera che mentre il mondo è concentrato sulla CEU, nessuno faccia caso al suo tentativo di azzittire le ONG pro-democrazia in Ungheria.
Ora sta cercando di colpire le uniche voci che si sollevano contro la corruzione, la distruzione ambientale e chi combatte per i diritti di tutti gli ungheresi: una manciata di giornalisti d'inchiesta e attivisti per i diritti umani. E' arrabbiato. Così poche persone hanno votato al suo referendum dello scorso anno con cui chiedeva agli ungheresi di respingere la quota UE di 1,300 rifugiati, che il risultato finale è stato invalidato. E dopo aver speso 30 milioni di euro per la sua campagna di odio contro i rifugiati, si può capire perché. Orbán in parte incolpa gli attivisti per i diritti umani della sua sconfitta. Questi sostengono che il referendum fosse una farsa, perché in base al diritto internazionale tutti i paesi hanno l'obbligo legale di assistere i rifugiati. Orbán è irritato anche dalle ONG che si occupano di ambiente e che pongono domande sulla nuova stazione nucleare finanziata da Putin, oltre che dai giornalisti d'inchiesta e dalle ONG impegnate contro la corruzione che continuano a denunciare il furto di denaro pubblico.
In base alla nuova proposta di legge, qualunque ONG che riceva più di 23,000 euro in donazioni dall'estero dovrebbe dichiararsi pubblicamente un “agente straniero”. Si tratta del copia-incolla della legge di Putin contro le ONG.
Se un'ONG non presentasse tale dichiarazione, andrebbe incontro ad una multa e, in definitiva, alla chiusura. L'obiettivo di Orbán è stigmatizzare e discreditare le ONG che non apprezza agli occhi dell'opinione pubblica e, come altri membri del suo governo hanno messo in evidenza, obbligarle ad andarsene dal loro paese. La stessa tattica è stata utilizzata in Russia. Siccome il sospetto dell'opinione pubblica e la persecuzione da parte delle autorità crescono, siamo di fronte alla prospettiva concreta che le ultime organizzazioni esistenti pro-democrazia possano chiudere.
Se il Parlamento Europeo vuole proteggere i valori fondamentali UE deve rendere chiaro che questa legge anti-democratica in stile russo non può trovare spazio all'interno dell'UE. Ti sollecitiamo a proteggere quest'ultima linea di difesa della democrazia ungherese.
Firma la petizione in sostegno alla società civile in Ungheria!