Durante una seduta straordinaria del 31 marzo 2017, il governo ad interim ha mantenuto la promessa elettorale fatta dal neo-eletto presidente bulgaro Rumen Radev di abrogare il Decreto del Consiglio dei Ministri numero 208 del 12 agosto 2016, che approvava l'ordinanza sui termini e le condizioni per la conclusione, l'implementazione e la risoluzione dell'accordo per l'integrazione degli stranieri che hanno ottenuto asilo o protezione internazionale.
L'abrogazione è un atto che viola gli impegni internazionali e gli obblighi in tema di asilo della Bulgaria.
In primo luogo, l'intervento inequivocabile e diretto del presidente sul potere esecutivo è incostituzionale. Secondo la Costituzione della Repubblica di Bulgaria, il presidente ha funzioni di rappresentanza specifiche e la possibilità di determinare la politica di stato in qualunque area non è tra queste.
Il presidente non ha il diritto di gestire direttamente o stabilire i compiti di qualunque governo, compreso quello ufficialmente nominato da lui.
D'altro canto, emerge la questione delle conseguenze internazionali dell'obbedienza del governo, a seguito della decisione del governo ad interim del Primo Ministro Ognyan Gerdzhikov di adempiere agli ordini del presidente.
Argomenti zoppicanti
Nonostante le numerose e perfettamente ragionevoli obiezioni fatte da alcuni dei membri del governo, quest'ultimo è andato avanti con l'abrogazione, violando i suoi obblighi internazionali in materia di asilo e, in particolare, gli impegni presi nei confronti della Commissione Europea e dell'UE, grazie ai quali lo stato ha ricevuto significative risorse finanziarie e assistenza per gli sforzi di integrazione.
Gli argomenti per abrogare l'ordinanza riguardano il fatto che essa non soddisfa alcuni comuni e insediamenti, dove ha creato tensioni per l'assunzione di rifugiati, ma questi argomenti sono zoppicanti. Anziché comminare sanzioni contro i funzionari che hanno violato i diritti legali dei rifugiati con status pienamente regolare, il governo ha violato i diritti dei rifugiati.
Le ragioni della mancanza di coordinamento e i criteri poco chiari che stabiliscono chi sono i rifugiati oggetto di integrazione, sono ancora più conflittuali, in particolare se l'ordinanza viene attentamente analizzata. E' stata approvata dopo un ampio dibattito istituzionale e pubblico ed è improbabile che accada qualcosa di simile entro la fine della settimana quando scade il termine per l'approvazione di una nuova ordinanza che sostituisca quella abrogata.
Illegale e immorale
Viene messa in questione anche la qualità di questa nuova ordinanza, perché quasi nessuno crede che un atto normativo significativo possa essere firmato in pochi giorni. Né è previsto che la creazione di una politica sia parte del mandato di un governo tecnico.
La mancata offerta di un aiuto minimo ai rifugiati per integrarli nella nostra società come cittadini attivi, nonostante il supporto finanziario UE, non solo è illegale e immorale ma è anche chiaramente insensata da ogni punto di vista.
In questo modo non si fa altro che portare ad ulteriore marginalizzazione e isolamento all'interno di società chiuse, il che è un prerequisito per la radicalizzazione.