Secondo la Helsinki Foundation for Human Rights, la legge, approvata il 30 dicembre, minaccia la libertà di parola e può mettere gravemente a rischio l'imparzialità politica dei media pubblici.
5 modifiche
La legge sulle Telecomunicazioni nella sua nuova forma cambia la procedura di nomina e revoca dei membri del comitato di controllo e gestione dei media pubblici. Nello specifico, le modifiche riguardano:
- nomina e revoca dei dirigenti dei media pubblici da parte del ministro del Tesoro;
- abolizione della procedura aperta, trasparente e competitiva di selezione dei membri del comitato di supervisione e gestione dei media pubblici;
- rimozione delle scadenze temporali delle nomine – possono essere revocati in qualunque momento dal ministro del Tesoro;
- limitazione del ruolo del Consiglio Nazionale delle Telecomunicazioni (KRRiT), organismo costituzionale precedentemente responsabile del controllo delle trasmissioni, della governance aziendale e della selezione dello staff dei media pubblici;
- revoca immediata degli attuali dirigenti della televisione e della radio pubblica il giorno stesso dell'entrata in vigore della legge.
'Strumento politico'
L'Helsinki Foundation for Human Rights (HFHR) ha pubblicato un parere legale sulla nuova legge che analizza se gli emendamenti rispettino gli standard per la tutela dei diritti umani. Secondo HFHR, la proposta di legge rafforza la dipendenza dei dirigenti dei media pubblici dal governo e viola il pluralismo mediatico.
Di conseguenza, il potere esecutivo può influenzare i contenuti dei media pubblici in maniera tale da conformarli agli interessi della maggioranza di governo. La dichiarazione di HFHR sottolinea che “le regole proposte sono contrarie agli standard fondamentali europei che prescrivono la massima libertà dei media pubblici dall'influenza del governo.”
"Nella relazione mettiamo in evidenza il fatto che, diversamente da quanto precedentemente annunciato, il disegno di legge non migliora il funzionamento dei media pubblici. Non farà che peggiorare il modo sbagliato in cui queste istituzioni operano,” ha dichiarato Dorota Glowacka, avvocato presso HFHR. “Il disegno di legge ridurrà la trasparenza del modo in cui i dirigenti dei media pubblici vengono nominati, impedendo qualunque controllo sociale su quei processi. Di conseguenza, la proposta di legge autorizza il governo ad usare i media pubblici come strumento politico nel dibattito pubblico.”
HFHR sottolinea il fatto che, nonostante l'indiscutibile rilevanza e serietà della riforma in una società democratica, il disegno di legge non è stato sottoposto ad alcun dibattito aperto. Inoltre, la sua entrata in vigore è stata così affrettata che è stato impossibile per qualunque altro organismo venirne a conoscenza ed esprimere alcuna opinione.
HFHR è scettica anche rispetto al fatto che la nuova legge entrerà in vigore e sarà efficace dal giorno del suo annuncio.
Solo l'inizio
La portavoce del partito Legge e Giustizia (PiS), partito che ha vinto le elezioni nell'ottobre 2015, la definisce l'avvio della riforma dei media pubblici.
Il passo successivo intrapreso dai parlamentari dovrebbe essere quello di definire il ruolo dei media, allo scopo di creare un “media nazionale” che realizzi una missione statutaria.
Il 31 dicembre i direttori di tutti i canali televisivi pubblici (TVP 1, TVP 2, TVP Info e TVP Kultura) si sono dimessi per protestare contro questi cambiamenti.
Reazioni internazionali
L'Associazione dei Giornalisti Europei (AEJ) sollecita il governo polacco a “resistere alla tentazione di assumere il controllo politico dei media.” L'organizzazione ha pubblicato una lettera aperta al ministro della cultura della Polonia. In precedenza, una dichiarazione simile era stata fatta dall'Unione Europea delle Telecomunicazioni (EBU), che ha inviato una lettera al Presidente del Sejm. EBU ritiene che le proposte del PiS riguardo ai media pubblici porterebbero alla perdita dell'indipendenza politica.
Anche i rappresentanti della Commissione Europea hanno espresso preoccupazione per il nuovo disegno di legge sui media pubblici. Prima che la legge fosse approvata dal Sejm, il primo vice-presidente della Commissione Europea Frans Timmermans aveva scritto una lettera sull'argomento al ministro degli Affari Esteri, Witold Waszczykowski e al ministro della Giustizia, Zbigniew Ziobro.
In un'intervista a Frankfurter Allgemeine Zeitung, il Commissario Europeo per l'Economia e la Società Digitale Günther Oettinger ha dichiarato: “Ci sono molti motivi secondo noi per attivare la “procedura dello stato di diritto” e per monitorare Varsavia.”
Il Commissario Oettinger intende convincere la Commissione Europea a dare attuazione a tale procedura durante il prossimo meeting della commissione previsto il 13 gennaio.