Dal 13 al 15 novembre, nel corso della sua 62ª sessione, il Comitato delle Nazioni Unite contro la Tortura (CAT) ha sottoposto l’Italia a valutazione. Il 13 novembre il CAT ha tenuto un incontro privato con le organizzazioni della società civile italiana, tra cui Antigone, membro di Liberties, che ha scritto unrapporto ombra incentrato sulla nuova legge contro la tortura e sulla situazione delle carceri, delle politiche migratorie e dei centri di detenzione.
Alla
sessione pubblica del 14 novembre il Comitato ha commentato i
progressi dello stato italiano nell'attuazione della Convenzione.
Durante la sessione pubblica del 15 novembre, il governo ha avuto
l'opportunità di rispondere alle domande e alle preoccupazioni
sollevate dal Comitato nei giorni precedenti.
Oltre alle politiche migratorie italiane, che sono discusse qui, la commissione ha sollevato preoccupazioni in merito alla legge italiana contro la tortura e alle condizioni di detenzione.
Legge contro la tortura: non conforme
Alcune delle questioni inerenti la legge contro la tortura sollevate dalla commissione riguardano: la definizione stessa di tortura (che risulta difficile da dimostrare), la non specificità del reato (che può essere commesso da chiunque invece di essere un crimine legato solo ai pubblici ufficiali), il fatto di non essere imprescrittibile, ed infine il fatto che non sia previsto alcun fondo per le vittime di tortura.
Carceri: sovraffollamento e maltrattamenti
Per quanto riguarda le condizioni di detenzione, il CAT ha sollevato preoccupazioni per le lunghissime condanne al regime del 41-bis, nonché per l'eccessivo ricorso all'isolamento all'interno di questo regime. Il CAT ha esortato lo stato italiano a ridurre l'uso della carcerazione preventiva e ha sollevato preoccupazioni sul tasso di sovraffollamento, che, secondo il governo italiano, è attualmente intorno al 120%.
Il Comitato denuncia inoltre la mancanza di educatori e assistenti sociali e il generale l'uso eccessivo dell'isolamento come misura disciplinare. Inoltre, ha posto domande su alcuni casi di maltrattamento dei detenuti, come il caso di Asti, il caso Liotta e il caso Rotundo, e si è mostrato preoccupato per l’assenza di procedimenti disciplinari e penali, soprattutto, ma non solo, contro gli agenti di polizia colpevoli di aver perpetrato le violenze.
Un risultato positivo
Il Comitato ha apprezzato la
nomina del garante dei diritti delle persone detenute. Il ruolo è
attualmente occupato da Mauro Palma, ex presidente del Comitato per
la Prevenzione della Tortura del Consiglio d'Europa e grande esperto
sulle condizioni di detenzione.
Il governo italiano ha fornito risposte a molte delle questioni sollevate dal CAT, ma non a tutte. Ci auguriamo che il governo prenda seriamente in considerazione i consigli del Comitato per rispondere adeguatamente e pienamente alle violazioni dei diritti umani in corso.