Secondo il diritto comunitario i cittadini di paesi terzi che siano familiari di cittadini dell'UE e in possesso di una carta di soggiorno non devono ottenere un visto d'ingresso per entrare in un altro stato membro dell'UE. In caso di abusi o frodi, ad esempio nel caso di falsi matrimoni, gli stati possono introdurre alcune restrizioni per limitare questa libertà di movimento. Il Regno Unito ha deciso di farlo.
Il signor McCarthy aveva la doppia cittadinanza (Irlanda e Regno Unito) e viveva in Spagna con la famiglia - la moglie (cittadina colombiana) e la figlia (stesso status di cittadinanza del padre). Ogni sei mesi, per entrare nel Regno Unito, la famiglia doveva chiedere un permesso per l'ingresso, anche se la moglie del signor McCarthy ha una carta di soggiorno UE.
La famiglia ha deciso che queste norme violavano il diritto di libera circolazione.
Il tribunale britannico ha rinviato la questione alla Corte di giustizia dell'Unione europea, chiedendo se le regole introdotte dal Regno Unito fossero conformi al diritto comunitario.
Nel suo parere, l'avvocato generale Maciej Szpunar è giunto alla conclusione che, quando un cittadino dell'Unione europea lascia il proprio paese, così esercitando il proprio diritto di libera circolazione, e poi vi ritorna insieme ai propri familiari, vada applicata l'attuale direttiva UE sulla libera circolazione. Questa conclusione sarebbe in linea con le altre decisioni prese fino ad oggi della Corte di Giustizia. Per quanto riguarda la questione centrale posta dal giudice britannico, l'avvocato generale Szpunar ha dichiarato che l'introduzione di un procedimento di richiesta di autorizzazione obbligatoria per i familiari di paesi terzi dei cittadini dell'Unione non fosse stata introdotta dal Regno Unito in risposta a precedenti di abusi, ma avesse invece una natura generale e preventiva. Pertanto, poichè per l'imposizione di misure restrittive simili sono necessari precedenti di abusi o frodi, il procedimento di richiesta in questo caso particolare violava il diritto comunitario. L'avvocato generale ha concluso che una pratica simile equivale all'obbligo di visto, ed è quindi in contraddizione con il diritto comunitario ed il diritto alla libertà di movimento.