Technologie e Diritti

Corte Costituzionale Lituana ha un'occasione per rafforzare i diritti delle coppie gay

La Corte Costituzionale è chiamata a decidere se le autorità per l'immigrazione hanno discriminato una coppia gay che voleva vivere insieme in Lituania.

by Natalija Bitiukova
(Foto: William Murphy)
Da oltre un anno una coppia gay, un cittadino lituano ed uno bielorusso, sta cercando di convincere le autorità e i tribunali lituani di avere diritto al ricongiungimento familiare.

Nel dicembre 2016, questo dilemma legale ha preso una nuova strada: la Corte Costituzionale della Repubblica di Lituania ha acconsentito ad esaminare se le disposizioni della Legge sullo Status Giuridico degli Stranieri siano conformi alla Costituzione del paese.

Sposati, ma non una famiglia?

La storia risale al settembre 2015, quando un cittadino bielorusso sposato con un uomo lituano ha presentato alle autorità per l'immigrazione una richiesta di permesso per vivere insieme al marito in Lituania. La coppia si era ufficialmente sposata in Danimarca lo stesso anno.

La Legge sullo Status Legale degli Stranieri non vieta ufficialmente il ricongiungimento delle coppie omosessuali. Gli stranieri possono ottenere un permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare se sono sposati o uniti civilmente ad un cittadino lituano. La legge non specifica che il matrimonio deve essere tra persone di sesso diverso.

Tuttavia, le autorità per l'immigrazione hanno respinto la richiesta, sottolineando che il matrimonio omosessuale non è permesso ai sensi della legge lituana e quindi il matrimonio della coppia non può essere riconosciuto legalmente in Lituania.

Secondo le autorità, essendo la richiesta fondata sul ricongiungimento familiare, non ci sarebbero i requisiti giuridici per concedere il permesso. In appello, il Tribunale Amministrativo Regionale di Vilnius ha assunto una posizione analoga.

E' costituzionale?

Il caso è arrivato alla fine alla Supreme Administrative Court of Lithuania (SACL), dove è stato esaminato da una commissione allargata di giudici. Nella sentenza, la SACL ha trattato vari aspetti importanti, in particolare, l'applicabilità della legge e alcune questioni di costituzionalità.

La corte ha stabilito che la normativa europea, in particolare la Direttiva 2004/38/EC (la cosiddetta “Direttiva sulla libertà di circolazione”), non potesse essere applicata alle circostanze particolari dei due uomini.

I ricorrenti non sono stati residenti in un altro paese UE per un periodo significativo di tempo, come è richiesto dalla normativa UE e la loro breve visita alla Danimarca per registrare il loro matrimonio non sarebbe sufficiente per appellarsi alle disposizioni della direttiva.

Quindi, a parere della corte, la Legge sullo Status Legale degli Stranieri della Repubblica di Lituania, non garantisce alle persone che vivono insieme per creare una relazione familiare, ma il cui matrimonio non è riconosciuto dalla legge nazionale, le stesse garanzie riconosciute agli altri.

Questo, secondo la corte, viola il principio della parità di trattamento, interferisce in maniera sproporzionata con la vita privata ed è contrario alla giurisprudenza costituzionale sulla definizione di famiglia.

Alla luce di tali considerazioni, la SACL ha inviato la questione alla Corte Costituzionale affinché faccia chiarezza.

Cosa possiamo aspettarci?

Già nel 2011, la Corte Costituzionale aveva chiarito tra le polemiche che la Costituzione riconosce anche le famiglie che derivano da qualcosa di diverso dal matrimonio, basate “su un legame emotivo stabile, sulla mutua comprensione, sulla responsabilità, sul rispetto, sulla co-genitorialità e legami analoghi, così come sulla decisione volontaria di assumere determinati diritti e obblighi che sono alla base della maternità, della paternità e dell'infanzia, ai sensi della Costituzione.”

La sentenza non faceva riferimento alle unioni omosessuali, il che significa che ora la Corte Costituzionale ha l'opportunità di precisare la precedente interpretazione.

Se la Corte Costituzionale decide di far propri gli argomenti presentati dalla Corte Suprema Amministrativa di Lituania,è probabile che la sentenza rafforzi in maniera significativa la tutela legale delle coppie omosessuali presenti nel paese.

Una questione simile è arrivata di fronte alla Corte Europea dei Diritti Umani lo scorso anno. Nel caso di Taddeucci and McCall v. Italy, la Corte EDU aveva stabilito che trattare in maniera diversa le coppie omosessuali e quelle eterosessuali nell'ambito dell'immigrazione (per quanto riguarda per esempio il permesso di soggiorno per gli stranieri nei casi di ricongiungimento familiare) costituisce una violazione del diritto al rispetto della vita privata e del divieto di discriminazione, come previsto dalla Convenzione sui Diritti Umani.

In un parere favorevole, il giudice Spano (Islanda) ha sottolineato che “l'impossibilità all'epoca dei fatti di contrarre matrimonio in Italia o altro tipo di riconoscimento legale della propria relazione da parte di una coppia omosessuale, non può, in base ad un'interpretazione ragionevole dell'Articolo 8 in combinato disposto con l'Articolo 14 della Convenzione, rendere il loro rapporto meno degno di essere considerato un nucleo familiare all'interno di un particolare contesto di procedimento in materia di immigrazione.”

Sebbene la Corte Suprema Lituana non abbia fatto riferimento a Taddeucci, è probabile che il caso sarà citato nella imminente sentenza della Corte Costituzionale.

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