Tutto quello che chiedeva il sig. Jankovskis, un detenuto della Casa di Correzione Pravieniškės, era di accedere a AIKOS, un sito web gestito dal Ministero dell'Istruzione e della Scienza con informazioni su vari programmi di studio.
Il detenuto voleva informarsi sulle sue possibilità di ottenere una laurea in legge attraverso la distance learning. Purtroppo, la direzione della struttura si è rifiutata di concedergli l'accesso, sostenendo che “se i detenuti avessero diritto di usare internet, avrebbero la possibilità di continuare le loro attività criminali.” Questa opinione è stata condivisa dai tribunali lituani.
L'accesso a Internet è un diritto umano?
La Corte Europea dei Diritti Umani (Corte EDU) ha sottolineato che la posizione delle autorità lituane è stata irragionevole.
Nell'opinione della corte, Jankovskis voleva cercare informazioni sui tipo di lauree che avrebbero potuto aiutarlo nella sua reintegrazione in società. Il sito in questione era gestito dal Ministero dell'Istruzione e della Scienza e quindi non rappresentava un rischio per la sicurezza. Inoltre, le autorità del carcere non hanno nemmeno preso in considerazione la possibilità di concedere a Jankovskis almeno un accesso parziale a quest'unico sito.
La Corte di Strasburgo ha rilevato che c'è un crescente riconoscimento dell'importanza di Internet per il godimento di molti diritti umani e che l'accesso a Internet è sempre più considerato un diritto.
La corte ha ritenuto che questi cambiamenti riflettano l'importanza della rete nella vita quotidiana, in particolare se consideriamo che alcune informazioni sono disponibili solo online.
Non è la prima volta che la Corte EDU si è trovata a decidere sul diritto di accesso a Internet – nel caso di Kalda v. Estonia (2016), la corte ha stabilito che l'Estonia ha violato l'art. 10 della Convenzione Europea sui Diritti Umani non dando la possibilità ad un detenuto di accedere alla Gazette online (archivio delle leggi) a ai database online delle decisioni della corte.
Cambiare l'approccio alla rieducazione
Entrambi i casi dimostrano che la Corte EDU attribuisce una grande importanza all'aspetto riabilitativo della pena, rintracciabile anche nel Codice Penale della Repubblica di Lituania. Il Codice stabilisce che le pene non devono soltanto punire gli autori di reato e limitare i loro diritti, ma devono anche “esercitare un'influenza sulle persone che hanno scontato la loro pena per garantire che rispettino le leggi e non ricadano nel crimine.”
Questo richiede che lo stato faccia dei passi per modernizzare la struttura correzionale e carceraria così come è necessario un nuovo approccio quando si tratta di detenuti e dei loro bisogni, per garantire che diventino membri produttivi della società dopo che hanno scontato la loro pena.
Altrimenti, se non ci concentriamo sulla rieducazione, di fatto non affrontiamo i problemi che possono portare al crimine – li stiamo semplicemente rinviando.