Il programma era stato attuato nel quartiere Ciudad Lineal e mirava a fermare le procedure di fermo discriminatorie e perquisizione della polizia. Il programma era operativo da sette mesi (novembre-maggio) in una fase pilota, ma doveva espandersi in altri quartieri di Madrid.
Avevo 20 anni e lavoravo distribuendo volantini nel sud di Madrid quando la polizia mi ha fermato per "movimenti sospetti". Ho capito subito (a causa di esperienze precedenti) che quelle che consideravano "sospette" erano in realtà le mie caratteristiche fisiche. Mi hanno chiesto di identificarmi, senza specificare alcun motivo per il quale lo chiedevano. Ho svuotato lo zaino che portavo con me, che conteneva centinaia di volantini, poi ho rigirato le tasche e infine gli ho dato la mia carta d'identità. Ho capito la situazione nel momento in cui hanno cercato di giustificarsi: "Ci sono i rumeni e i rom che approfittano della distribuzione di volantini nelle cassette delle lettere per rubare dalle case". Ho provato un senso di impotenza e umiliazione. Sapevo che se fossi stato rumeno o rom, mi avrebbero detto la stessa cosa dei magrebini.
Nessun motivo ragionevole per i fermi a sfondo razziale
Non ci sono motivi ragionevoli per questo tipo di profiling razziale. La polizia non ferma certe persone perché crede che le stesse abbiano commesso un crimine o perché sono state colte in fragrante, ma perché il loro aspetto fisico crea un sospetto costante. Lo stesso Difensore civico ha consigliato l'intervento del governo per porre fine all'uso di queste pratiche. Anche la Commissione europea contro il razzismo e la xenofobia, l'Agenzia europea per i diritti fondamentali e il Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale hanno rilasciato dichiarazioni al riguardo, invitando ripetutamente la Spagna a porre fine a questa pratica discriminatoria.
Il profiling razziale delegittima la polizia e danneggia i rapporti con la polizia
Questa pratica legittima la polizia e lo Stato per gran parte della popolazione e aumenta la sfiducia dei cittadini nei confronti di queste istituzioni. Queste sono alcune delle ragioni per cui il precedente Consiglio Comunale di Madrid, attraverso la Polizia Municipale e in collaborazione con Open Society Justice Initiative (OSJI) e Rights International Spain (RIS) ha lanciato Il Programma per l'efficienza dei controlli della polizia, attingendo dall'esperienza di altri luoghi dove sono state realizzate iniziative simili, come Puertollano e Albacete. I primi risultati dalle città Fuenlabrada, Castellón e Girona sono stati positivi. La procedura è già stata utilizzata in altri paesi europei, dove è stato dimostrato che i moduli di fermo aiutano a porre fine ai fermi ingiustificati obbligando il poliziotto ad indicare il motivo dell'arresto e l'origine etnico-razziale della persona.
Il progetto si basa sugli esempi degli altri paesi europei
"Il progetto di Ciudad Lineal ha attivato uno degli strumenti più promettenti nella lotta contro il profiling razziale in Spagna", ha detto Isabelle Mamadou, esperta in diritti umani per le persone di origine africana, che ha sottolineato che quando il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite esperti in materia di persone di origine africana ha visitato la Spagna lo scorso anno, ha concluso che il profiling razziale è "un problema endemico nel paese". Ha aiutato a preparare il rapporto ritenendo che sopprimere un progetto volto a prevenire l'eccessiva criminalizzazione delle minoranze etniche da parte degli agenti dello Stato costituisca "un passo indietro nella lotta contro il razzismo istituzionalizzato. Inoltre, scoraggia fortemente gli operatori della società civile coinvolti nella lotta contro la discriminazione".
Mamadou fa parte del Team di implementazione del Decennio degli Afrodiscendenti [TEH1] in Spagna. Insieme ad altri operatori sociali ha partecipato allo sviluppo del progetto PIPE a Ciudad Lineal. Ha sperimentato direttamente le conseguenze dei fermi discriminatori. Nel settembre 2017 si trovava nel quartiere di Lavapiés, a Madrid, quando, insieme a rappresentanti di altre organizzazioni per i diritti umani, sono stati testimoni del profiling razziale di diverse persone di colore da parte della polizia. Hanno deciso di intervenire e, in cambio, hanno ricevuto insulti sessisti e razzisti da parte della polizia. Come conseguenza hanno deciso di denunciare la Spagna di fronte all'ONU. In realtà, erano insieme quel giorno perché erano venuti a fornire una formazione alla polizia sull'uso del profiling razziale.
Le forze di polizia di tutta Europa si incontrano per condividere esperienze
I primi passi verso l'attuazione del programma "Effective Police Identifications" a Ciudad Lineal sono stati compiuti nel maggio dello scorso anno. L'Area di Salute, Sicurezza e Emergenze del Comune di Madrid, insieme a RIS e OSJI ha organizzato un seminario su "Community Police and Stops", che ha riunito le forze di polizia di tutta Europa per porre fine alla profilazione razziale. Dopo questo incontro, RIS ha organizzato un viaggio a Northampton nel Regno Unito, dove varie autorità della polizia municipale di Ciudad Lineal, insieme ai rappresentanti di alcune collettività di Madrid, hanno avuto l'opportunità di apprendere in prima persona il lavoro della polizia metropolitana nell'attuazione del programma. Durante questo viaggio hanno partecipato a sessioni di formazione dello standard britannico sulle identificazioni, così come sulla supervisione e la registrazione dei dati. Sono stati anche in grado di accompagnare la polizia britannica durante le loro pattuglie per assistere alle procedure in azione.
L'obiettivo del PIPE è quello di migliorare le procedure in questo settore e garantire i diritti di una società diversificata attraverso l'attuazione dei moduli che i funzionari devono compilare. I moduli raccolgono dati sul modo in cui è stato effettuato il fermo e dove si è verificato per controllare se alcuni gruppi ricevono un'eccessiva pressione. Il programma ha beneficiato della collaborazione degli operatori della società civile e del coinvolgimento della polizia locale.
I poliziotti che hanno partecipato al workshop comprendono il potere dello strumento per fermare la profilazione razziale
Nell'ambito del programma, RIS e OSJI hanno organizzato all'inizio di quest'anno un workshop in cui i residenti del distretto, le organizzazioni per i diritti dei cittadini, il Comune di Madrid e la Polizia Municipale hanno analizzato i bisogni della popolazione interessata nel profiling razziale e hanno ascoltato il loro contributo all'analisi e al dibattito sui dati estratti dal protocollo. Il workshop mirava a relazionare le varie parti, creando fra queste un clima di fiducia. I collettivi hanno considerato l'attuazione del progetto un successo e hanno esortato le autorità ad estenderlo a tutta la città e ad altre forze di polizia. Gli agenti che hanno partecipato hanno affrontato la necessità di rompere con la resistenza sentita fin dalla sua attuazione, e di percepire lo strumento come un modo per migliorare la convivenza e non come un meccanismo di controllo o di sospetto sul proprio lavoro. Tutti hanno chiesto di mettere in atto nuovi spazi di lavoro comune e di dialogo. Chiedono inoltre che l'attuazione non sia solo una misura temporanea, ma diventi un modello consolidato di sicurezza.
Allo stesso modo, Mamadou ha spiegato che iniziative come questa rappresentano un'opportunità per sviluppare la fiducia nei confronti delle forze dell'ordine e per migliorare l'interazione tra polizia e gruppi etnici minoritari perché "promuovono una cultura del buon trattamento e della trasparenza nei confronti di coloro che si trovavano nello stato di fermo". Sottolinea che uno degli aspetti più positivi del progetto è stato il lavoro coordinato con altri attivisti, rappresentanti di ONG e funzionari di polizia disposti a dialogare e collaborare con la società civile per promuovere i diritti umani. Per tutte queste ragioni, sostiene che la decisione presa dal nuovo Consiglio Comunale finirà per incoraggiare l'impunità degli agenti delle forze dell'ordine.