Front Line Defenders ha iniziato il 2017 pubblicando il suo Rapporto Annuale sui Difensori dei Diritti Umani a Rischio nel 2016.
I risultati del rapporto non sono incoraggianti: nel 2016, 281 difensori dei diritti umani (Human Rights Defenders - HRDs) sono stati uccisi in 25 paesi. Frontline Defenders ha registrato il più alto numero di omicidi in Brasile e Colombia, seguiti da altri paesi dell'America Latina e del Sudest Asiatico (in particolare le Filippine), mentre il numero di morti è stato minore in Africa e Medio Oriente.
Quasi la metà di tutti i difensori dei diritti umani che sono stati uccisi stava lavorando per difendere il diritto alla terra, le popolazioni indigene o l'ambiente. Il più delle volte, le uccisioni sono state precedute da minacce e avvertimenti che nella maggior parte dei casi sono stati denunciati alla polizia, la quale li ha sistematicamente ignorati e di fatto ha permesso che avvenissero gli omicidi.
Pratiche utilizzate per fermare i difensori dei diritti umani
La criminalizzazione è una pratica di routine dei governi che provano a silenziare i difensori dei diritti umani e a dissuadere altri dall'unirsi a loro. In particolare, l'argomento della sicurezza nazionale è tuttora spesso utilizzato per giustificare processi, uccisioni, condanne a morte e altre azioni contro gli HRDs.
La detenzione arbitraria è stata utilizzata in molti casi, la durata massima della custodia cautelare è stata superata o ignorata in molti paesi e, in alcuni casi, i difensori dei diritti umani sono scomparsi e sono stati trattenuti in carcere senza poter contattare le loro famiglie o un avvocato per lunghi periodi.
Tra gli altri strumenti per fermare l'attività degli HRDs ci sono il divieto di viaggiare (soprattutto per quanto riguarda l'attività del Consiglio sui Diritti Umani dell'ONU), gli attacchi informatici o l'introduzione di norme informatiche restrittive.
In molti casi, interessi economici hanno spinto i governi ad intervenire contro i difensori dei diritti umani e le popolazioni indigene. Abbastanza di frequente i progetti vengono finanziati da istituzioni finanziarie internazionali o società con sede in occidente o in Cina. Questo dimostra la mancanza di un controllo vero sulla tutela dei diritti umani nell'ambito della realizzazione di progetti nonostante i numerosi principi approvati dalle istituzioni.
“In Honduras, l'uccisione di Berta Cáceres, difensore dei diritti degli indigeni, dell'ambiente e delle donne, ha scioccato la comunità dei diritti umani: la donna aveva un forte profilo nazionale e internazionale, un'ampia rete di supporto ed era destinataria di una misura di protezione della Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani (Inter-American Commission on Human Rights – IACHR)”, si legge nel rapporto.
Indebolire le ONG
Un altro modo per ostacolare o fermare il lavoro dgli HRDs è attraverso le leggi contro le ONG nei luoghi in cui queste operano. Molte di queste leggi sono scritte per impedire alle ONG di raccogliere denaro a livello nazionale o di ricevere fondi dall'estero. Un'altra tattica è quella di creare un elenco di ONG nazionali o internazionali a cui è concesso di operare in quel paese.
Focus geografico
Il rapporto è diviso anche in sezioni geografiche: Africa, Americhe, Asia e Pacifico, Europa e Asia Centrale, Medio Oriente e Nord Africa. In Africa i difensori dei diritti umani sono stati minacciati soprattutto in relazione alla questione della democratizzazione e della libertà di associazione.
Nelle Americhe, gli HRDs hanno subito campagne discriminatorie e la polizia e molti soldati dell'esercito spesso fanno uso eccessivo della forza per disperdere le manifestazioni.
In Europa, le leggi contro il terrorismo hanno limitato le libertà civili (come la libertà di assemblea) connesse all'attività dei difensori dei diritti umani. La regione dell'Asia Centrale ha visto una riduzione generale dello spazio di dibattito e una crescente intolleranza nei confronti delle ideologie e dei valori alternativi. In Medio Oriente e nel Nord Africa, i difensori dei diritti LGBTI operano in un clima molto ostile e talvolta vengono condannati a morte.
In Asia e nel Pacifico gli HRDs vengono dipinti come nemici dello stato e minacce alla sicurezza nazionale per delegittimare il loro lavoro e indebolire il loro supporto.
Nelle Filippine, il presidente Rodrigo Duterte ha autorizzato uccisioni extra-giudiziarie di persone coinvolte nel traffico di droga e ha minacciato di morte gli HRDs per via delle loro critiche ai modi con cui vengono trattati i reati connessi alla droga.