Il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite ha finalmente preso posizione in risposta alle violazioni dell'Articolo 3 della Convenzione contro la tortura.
Al contempo, il gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria ha approvato la delibera n. 5 sulla privazione della libertà nei confronti dei migranti. Si tratta di due passi importanti per la protezione dei diritti umani dei migranti.
Nuove linee-guida
L'articolo 2 della Convenzione contro la tortura stabilisce che:
- Ogni Stato Parte prende provvedimenti legislativi, amministrativi, giudiziari ed altri provvedimenti efficaci per impedire che atti di tortura siano compiuti in un territorio sotto la sua giurisdizione.
- Nessuna circostanza eccezionale, qualunque essa sia, si tratti di stato di guerra o di minaccia di guerra, d’instabilità politica interna o di qualsiasi altro stato eccezionale, può essere invocata in giustificazione della tortura.
- L’ordine di un superiore o di un’autorità pubblica non può essere invocato in giustificazione della tortura.
Il nuovo documento, noto come Commento Generale n. 4, è volto ad aiutare i governi e gli stati a non violare la normativa internazionale sui diritti umani. Rappresenta inoltre un'ulteriore protezione per i migranti contro torture e maltrattamenti.
Un elenco per evitare le violazioni
Il contenuto del nuovo Commento Generale n. 4 è un elenco di questioni fondamentali per evitare la violazione del principio di non respingimento, che vieta di espellere, rimpatriare o estradare una persona in uno stato in cui potrebbe essere sottoposto a tortura.
Il duplice uso del Commento Generale sta nel fatto che, oltre a rappresentare uno strumento utile per i governi, costituisce anche uno strumento per i richiedenti asilo nel presentare ricorsi contro le autorità nazionali, come chiarito da Jens Modvig, presidente del comitato.
Garanzie e vulnerabilità
Tra le altre questioni, l'elenco include la richiesta agli stati di considerare le implicazioni del disturbo da stress post-traumatico (PTSD), molto comune tra le vittime di tortura.
Il PTSD può influire sulla capacità di una persona di presentare una storia coerente su ciò che ha affrontato nel suo paese di origine. Anche se l'onere della prova ricade sulla vittima, che deve fornire prove evidenti in sostegno alla denuncia di tortura, questo dovere può essere attribuito allo stato se la persona non è in grado di fornire i documenti richiesti.
Inoltre, lo stato è tenuto a fornire garanzie alle vittime, assistendole dal punto di vista medico, linguistico e legale. Tali garanzie sono estremamente importanti quando si tratta di persone vulnerabili.
La crescita dei flussi migratori si è trasformata in una crisi umanitaria in cui i migranti rischiano di essere rimandati in posti da cui sono disperatamente fuggiti.
Deliberazione n. 5
Il Gruppo di lavoro ONU sulla detenzione arbitraria, istituito nel 1992 dalla Commissione sui Diritti Umani, nel mese di novembre 2017 ha approvato una nuova delibera sulla detenzione arbitraria dei migranti.
Il documento prevede che “il divieto di detenzione arbitraria è assoluto, il che significa che è una norma non derogabile di diritto internazionale consuetudinario o jus cogens.” Questo significa che non sono ammesse eccezioni, nemmeno in caso di emergenza nazionale.
Il gruppo di lavoro sottolinea che ogni forma di detenzione amministrativa o custodia dovrebbe essere utilizzata come ultima risorsa e per il minor tempo possibile e solo se giustificato da uno scopo legittimo.
Affronta anche la situazione dei migranti vulnerabili (come i bambini, le donne in gravidanza, gli anziani, ecc.) sostenendo che in questi casi non debba essere applicata la detenzione.
Le norme indicate nel documento si applicano a tutti gli stati, in tutte le situazioni, anche nei casi di massimi flussi migratori.
Un promemoria per l'Italia e l'Europa
Questi documenti sono di grande importanza per l'Italia e l'Europa. Infatti, ricordano a tutti i governi e i politici l'importanza di proteggere i diritti umani dei migranti, una delle categorie più vulnerabili.
Occorre ricordare che solo la scorsa settimana una delegazione di tre organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato le condizioni inumane dei migranti trattenuti nell'hotspot di Lampedusa.