L'obiettivo dell'Ombudsman Anna Šabatová è di aiutare le persone, specialmente quelle che non appartengono alla società "convenzionale" e i bambini con disabilità o svantaggi sociali. Recentemente ha condiviso le sue opinioni sui diritti umani e sull'educazione nella Repubblica Ceca con la rivista School All Inclusive:
Lei aveva già lavorato per l'Ufficio dell'Ombudsman tra il 2001 e il 2007, come vice dell'Ombudsman Otakar Motejl. E' tornata all'ufficio come ombudsman quest'anno. Come è cambiata la situazione dei diritti umani in questi anni?
Si allargherà all'attività dell'ufficio del difensore civico. Qui, la questione dei diritti umani è molto più centrale di quanto non lo fosse nei primi anni della sua creazione. Ha a che fare con l'espansione dei suoi obiettivi, con la tutela delle persone private della libertà e la prevenzione nel trattamento del malato, la protezione contro la discriminazione, o la supervisione dell'espulsione degli stranieri.
In generale, direi che le violazioni di diritti umani in una società democratica non avvengono intenzionalmente o con un intento deliberato di violare la legge. Si tratta sempre più o meno dello spietato esercizio dell'autorità pubblica, di omissioni, di un atteggiamento non professionale nei servizi sociali o della persistenza nel lungo periodo di visioni stereotipate della società. Una violazione è spesso non chiara e non riconoscibile da chiunque a prima vista.
L'idea dei diritti fondamentali cambia?
Sì, cambia. Circa dieci anni fa, prima della Convenzione sui Diritti delle Persone Disabili, noi avremmo naturalmente considerato una violazione dei diritti fondamentali il fatto che una persona assistita fosse trattata male in qualunque modo, o se qualcuno l'avesse punita o costretta, o tenuta in un regime dietetico povero. Ma la visione globale della società ceca sulla questione, e sul fatto che alcune persone vivano la loro intera vita all'interno di un'istituzione, non era così critica. Ora, dopo che abbiamo aderito alla Convenzione, noi siamo tenuti a prendere in considerazione la questione criticamente e a lottare per modificarla.
Un altro esempio: tredici anni fa, quando con il nostro ufficio iniziammo ad indagare i primi casi di bambini sottratti ai propri genitori, gli assistenti sociali non erano preoccupati del fatto che il loro intervento in famiglia fosse giustificato o inappropriato. Oggi, i risultati della Corte Europea dei Diritti Umani, le delibere della Corte Costituzionale e le decisioni unificate della Corte Suprema si ritrovano effettivamente nel Codice Civile e molta più enfasi è data al lavoro sociale preventivo con la famiglia. E potrei andare avanti. E' importante parlare di diritti umani, interessarsi ad essi e supervisionare la loro protezione.
Lei ha assunto il ruolo di Ombudsman pochi mesi fa. Quale le sembra essere una questione cruciale e su cosa intende concentrarsi nel prossimo futuro?
E' mio dovere occuparmi di tutti i problemi per cui le persone si rivolgono a me, problemi che rientrano tra gli ambiti dell'Ufficio dell'Ombudsman. Non posso scegliere ciò di cui occuparmi. Sono sempre stata consapevole del fatto che sono particolarmente vicina ad argomenti che riguardano la tutela delle persone private della loro libertà e alla promozione dei diritti ad un equo trattamento.
In particolare in un caso di discriminazione, sono convinta che un grande pregiudizio, che porta a tollerare un iniquo trattamento, sopravvive tuttora nella società. Le vittime di discriminazione in tale clima spesso non vogliono addirittura difendersi, cosicché la loro situazione peggiora. Questo non è giusto. Io considero quindi importante provare a superare gli stereotipi, cambiando l'approccio dei politici e della società su tali questioni.
La Repubblica Ceca è stata a lungo criticata per le condizioni ineguali nella sua istruzione. Quale le sembra il più grande problema? Quali cambiamenti sono già stati intrapresi? E' possibile fare di più?
Ogni bambino ha gli stessi diritti all'istruzione. Naturalmente, non tutti diventeranno dottori o ingegneri, ma lo stato dovrebbe garantire a tutti i bambini le stesse opportunità all'inizio della loro vita. L'interferenza dello stato nelle vite delle generazioni future, per cui alcuni bambini vengono ostacolati nell'accesso all'istruzione, è totalmente inaccettabile.
Questo cambia lentamente, ma nel contesto delle attuali attività del governo e del ministro dei diritti umani, intravedo una speranza per un possibile cambiamento verso il meglio. Parlerei senza alcun dubbio di più di pari opportunità nell'istruzione con i servizi preposti all'istruzione e i genitori di tutti i bambini. Spesso noto paura di un cambiamento sistematico in tal senso. Occorrerebbe dire chiaramente che pari opportunità nell'istruzione sono positivi per l'intera società, dal punto di vista umano ed economico.
Spesso sentiamo parlare di istruzione inclusiva come modo per realizzare un'educazione equa. Dove vede i suoi benefici e quali pensa siano i rischi correlati con la sua implementazione?
L'istruzione inclusiva è considerata l'unica difesa contro la vita in una società segregata. Ai bambini viene insegnato fin da piccoli a considerare le differenze come naturali, esse sviluppano la loro percezione e sensibilità sociale. Questo è qualcosa che nella nostra società manca un pò. Siamo sorpresi da molte manifestazioni di estremismo, che deriva dall'incapacità di comprendere e rispettare le differenze e dal pregiudizio.
Io penso che superare i pregiudizi nella società sia la parte più difficile dell'implementazione di un'istruzione inclusiva. Effettivamente, è l'unico rischio che vedo al proposito. Non si tratta di costi finanziari - ciò che risparmiamo nell'educazione segregata possiamo trasferirlo in quella inclusiva. Principalmente, è necessario iniziare, non perdere tempo cercando tutti i possibili rischi e lasciare la prossima generazione crescere senza le opportune opzioni scolastiche.
Il maggior pericolo che vedo è che molti insegnanti non siano pronti per questo modello educativo. In più, un insegnante è la pietra miliare dell'intero sistema. Senza la sua erudizione, l'impegno e una efficace valutazione, il modello di educazione inclusiva non può funzionare.
Un emendamento della Legge sull'Istruzione attualmente in discussione tra le altre cose prevede un cambiamento nelle condizioni dell'istruzione degli allievi con particolari esigenze educative. Quale impatto sulla vita quotidiana nelle scuole avrebbe l'adozione di tale emendamento?
Anche la miglior legge non assicura giustizia ed uguaglianza. Dipenderà sempre da molti fattori e specialmente dalle persone, che non sono avvocati in molti casi, che metteranno in pratica la legge. L'emendamento, che ho avuto l'opportunità di commentare, è indubbiamente un gran buon inizio. E' facile da comprendere ed esprime un'idea concreta, che è qualcosa che non si vede molto spesso, oserei dire.
Mi fa piacere che il livello di supporto cercato per ogni allievo sia di tipo individuale. L'etichettamento dei bambini in tre categorie non necessarie cesserà, e i diritti e le responsabilità saranno chiariti, e così la responsabilità degli attori individuali (scuole, servizi di consulenza, bambini e genitori). D'altro canto, l'implementazione dell'emendamento inizierebbe nel 2017, cosa a cui mi oppongo fortemente. Ogni anno in più di attesa rinforza la situazione vergognosa per migliaia di bambini.
Non sono daccordo neanche con l'espansione della capienza delle cosiddette "scuole a zero classi". Lo stato deve concentrare i suoi sforzi nella costruzione di scuole materne. Io vedo un futuro di pari opportunità in questo.
Qual è la sua opinione sulla situazione per cui il nostro sistema educativo, ossia le scuole, stanno obbligando i genitori degli alunni con particolari esigenze educative a pagare personalmente gli insegnanti di sostegno?
Questo è soltanto uno dei segnali che la nostra istruzione obbligatoria non è adatta all'esistenza di diversi contesti e che non è in grado di fronteggiarli (ad un livello umano, amministrativo e finanziario). L'educazione obbligatoria è ancora libera. I genitori dei bambini con disabilità devono pagare parzialmente per l'assistenza, e questo potrebbe in specifiche circostanze essere considerato una discriminazione, perché non ce n'è bisogno nel caso di bambini senza disabilità.
I genitori possono rivolgersi ad un tribunale per evitare la discriminazione e rimuovere gli effetti di un trattamento ineguale. In certe circostanze, essi possono fare appello per una remunerazione finanziaria ragionevole. I genitori, comunque, non scelgono questa via. Per ignoranza o paura di peggiorare le relazioni con la scuola o con le autorità. Io capisco la loro sfiducia nel sistema giudiziario, ingombrante e lento nel prendere le decisioni.
Ma io conosco la storia di un bambino autistico la cui mamma non si è arresa e ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale. Io considero la decisione negativa in questo caso come estremamente spiacevole. Questa donna ha compilato un reclamo formale alla Corte Europea dei Diritti Umani. Sono convinta che vincerà, e incrocio le dita per lei. La mia opinione la supporterà a Strasburgo.
Che tipo di scuola vorrebbe per i suoi nipoti?
Mi vengono in mente solo banali clichés, che vorrei evitare. Io vorrei vedere la scuola che sviluppa la naturale curiosità di un bambino, cessa la valutazione dei risultati su una scala da 1 a 5, ma prende in considerazione gli sforzi dei bambini messi nel loro lavoro, e valuta l'intero percorso che i bambini fanno dal punto A al punto B. Questo è ciò che secondo me ancora manca nell'intero sistema scolastico ceco.
Vorrei una scuola che insegna il rispetto per gli altri, in maniera libera, mostrando che ogni persona ha il suo posto naturale nel mondo e può evolversi, date le condizioni giuste. E, naturalmente, vorrei che i bambini ricordassero il tempo trascorso a scuola.
L'intervista è stata pubblicata sul terzo numero della rivista School All Inclusive. La rivista è pubblicata dalla Fondazione People in Need, in collaborazione con l'Università di Palacký di Olomouc nell'ambito del progetto "Sostegno sistemico all'educazione inclusiva nella Repubblica Ceca."