Technologie e Diritti

Profiling etnico: Spagna bacchettata da 2 organismi internazionali

I due organismi hanno criticato l'uso massiccio di profiling etnico o razziale da parte delle forze di polizia spagnole, una pratica discriminatoria e illegale nei confronti delle persone non bianche.

by Rights International Spain

Nell'arco di due giorni, due organismi internazionali per la protezione dei diritti umani hanno rilasciato dichiarazioni con cui richiamano l'attenzione sulle lacune nella lotta contro il razzismo.

Il 26 febbraio il Gruppo di Lavoro degli Esperti delle Nazioni Unite sulle persone di origine africana ha rilasciato una dichiarazione dopo la sua visita in Spagna. Il giorno successivo, la Commissione Europea contro il Razzismo e l'Intolleranza (ECRI) – un organismo del Consiglio d'Europa – ha pubblicato il suo quinto rapporto periodico sulla Spagna.

Entrambi i rapporti rimproverano allo stato spagnolo di permettere alle forze di polizia di continuare a realizzare controlli di identità in maniera discriminatoria e arbitraria, sulla base del colore della pelle o delle origini etniche, anziché di criteri obiettivi legati al ragionevole sospetto di coinvolgimento in un crimine.

Tali pratiche continuano ad essere messe in atto nel nostro paese, nonostante il fatto che la Legge sulla Sicurezza dei Cittadini approvata nel 2015 stabilisca che i controlli di identità devono rispettare i principi di proporzionalità, parità di trattamento e non discriminazione.

Un problema 'endemico'

L'ECRI è piuttosto netto nel suo rapporto, in cui dichiara che “il profiling razziale da parte delle forze dell'ordine è un grande problema oggi.” Il Gruppo di Lavoro dell'ONU a sua volta ha dichiarato in una conferenza stampa che la questione del profiling razziale contro le persone di origine africana è un problema “endemico”, per cui si presume che queste persone siano migranti irregolari e quindi vengono fermate dalla polizia “semplicemente per il colore della loro pelle”.

Secondo gli esperti ONU, questo avviene, tra le altre ragioni, perché “la legge spagnola non vieta specificatamente il profiling razziale e non indica criteri chiari attraverso cui le forze dell'ordine debbano realizzare i controlli d'identità”.

Uno degli esperti del Gruppo di Lavoro ONU, Sabelo Gumezde, ha aggiunto che, in base alla legge attuale, le vittime di queste pratiche discriminatorie da parte della polizia non hanno gli strumenti per denunciarle.

Secondo Gumezde, “le previsioni dissuasive della Legge sulla Sicurezza dei cittadini hanno finito per imporre l'autocensura, incoraggiando le persone a non denunciare le azioni discriminatorie, il che significa che questi atti non vengono indagati, i responsabili non vengono processati e le vittime non ottengono risarcimenti”.

Raccomandazioni

Il Gruppo di Lavoro, che presenterà il suo rapporto finale sulla Spagna di fronte al Consiglio sui Diritti Umani dell'ONU a settembre, ha condiviso alcune delle misure che la Spagna dovrebbe adottare per eliminare i controlli discriminatori da parte della polizia.

In particolare, sollecita la Spagna a: istituire un meccanismo indipendente cui presentare ricorsi sul tema; implementare le raccomandazioni emesse dall'Ufficio dell'Ombudsman per impedire il profiling razziale (tra gli altri, l'uso di forme di identificazione); organizzare una formazione specializzata rivolta alle forze dell'ordine e attuare campagne di sensibilizzazione per modificare gli stereotipi contro le persone di origine africana.

Questi rapporti fanno parte di un lungo elenco di ammonimenti da parte di istituzioni internazionali, europee e nazionali allo stato spagnolo per via della persistenza di tali interventi discriminatori da parte della polizia – dal Comitato ONU sui Diritti Umani o dal Comitato per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale, al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa e all'Ufficio dell'Ombudsman spagnolo.

Inoltre, la Corte Europea dei Diritti Umani di recente ha accolto una causa contro lo stato spagnolo presentata da Zeghan Muhammad, un cittadino pachistano fermato e perquisito dalla polizia nazionale, come ha dichiarato lo stesso agente, in quanto “di colore”.

E' ora di superare queste pratiche discriminatorie

Rights International Spain (RIS), membro di Liberties, un'organizzazione che ha partecipato in maniera molto attiva agli incontri con la società civile sia di ECRI che del Gruppo di Lavoro sulle Persone di Origine Africana, ha accolto questi due pronunciamenti e riconosciuto che rappresentano una vittoria del movimento anti-razzista guidato da persone che subiscono tali atti discriminatori.

Cristina de la Serna, avvocato responsabile del settore non-discriminazione del RIS, ha chiesto alle autorità spagnole di intervenire: “Il Ministro degli Interni ha in programma il superamento del profilig razziale durante i controlli di identità in Spagna; è ora di superare questa pratica di polizia discriminatoria che colpisce le persone di altre nazionalità in Spagna per il solo fatto di non essere bianche.
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