Il
17 ottobre finalmente la Camera dei Deputati del Parlamento Italiano
discuterà il disegno di legge che regola l'uso della cannabis,
almeno per quel che riguarda la finalità terapeutica. Tuttavia, le
associazioni e i movimenti politici che hanno presentato la proposta
originale sono sul piede di guerra e il relatore di quel disegno di
legge, Daniele Farina della Sinistra Italiana (SI), si è dimesso
dalla sua posizione.
Perché? Perché il Parlamento Italiano ha di fatto seppellito la proposta originale, svuotandola del suo contenuto iniziale e del suo significato.
Proposta di legalizzazione originale
Nel luglio 2005, quando per la prima volta è stata presentata, la legge aveva il sostegno di 300 parlamentari - senatori e deputati di partiti diversi che si erano uniti nel gruppo interparlamentare Cannabis Legale - e il suo contenuto era completamente diverso.
Nella sua forma originale, la proposta prevedeva la legalizzazione della cannabis - incluso l'uso ricreativo al di là dello scopo terapeutico - dalla produzione alla vendita e consentiva alle persone di possedere fino a 15 grammi di cannabis a casa e fino a cinque grammi fuori casa.
Apriva anche la strada all'auto-coltivazione, che avrebbe dovuto essere soggetta all'autorizzazione di un'agenzia di monopolio, con la possibilità di possedere fino a cinque piante. Potevano anche essere formati dei club sociali legati all’uso della cannabis, per un massimo di 50 persone.
Il disegno di legge prevedeva inoltre che il 5% dei proventi della vendita della cannabis legale venisse utilizzato nella lotta alle droghe, per promuovere le campagne di prevenzione.
Allo stesso tempo è stato presentato al Parlamento un altro disegno di legge, sostenuto da 60.000 firme. Questo progetto di legge aveva molte posizioni simili, ma era generalmente considerato ancora più favorevole nei confronti dei consumatori.
La proposta arriva in Parlamento
Circa un anno dopo la pubblicazione della proposta iniziale, questa ha iniziato il suo viaggio attraverso il Parlamento, passando come primo step dalle commissioni competenti (ovvero gruppi parlamentari che si occupano di argomenti specifici - in questo caso quelle di giustizia e affari sociali).
Queste due commissioni hanno modificato il significato originario della proposta, rimuovendo completamente la parte che avrebbe regolato l'uso ricreativo e limitando il dibattito all'uso terapeutico, già disciplinato dal 20017 dai decreti del ministro della sanità.
Secondo il senatore Della Vedova, sottosegretario del Ministero degli Affari Esteri e portavoce del gruppo Cannabis Legale, i partiti politici evitano la discussione su questo tema perché temono il dibattito:
"È paradossale che una proposta firmata da 221 deputati arrivi alla Camera dei Deputati con un testo sfigurato, dal quale il contenuto principale è stato completamente eliminato. Rifiutare di affrontare la questione della legalizzazione della cannabis significa essere a favore dello status quo proibizionista".
Stessa opinione di Daniele Farina, ex relatore della proposta che ha presentato le dimissioni in seguito agli emendamenti:
"Sfortunatamente, il testo che sarà dibattuto alla Camera dei Deputati non risponde alle richieste e alle aspettative su questo argomento. Il testo è lontano dalla discussione pubblica degli ultimi anni nel nostro paese e dalle esperienze concrete che si sono già diffuse in diversi paesi in tutto il mondo. Per queste ragioni, ho sentito di dovermi dimettere da relatore ".
In
breve: sì, il Parlamento Italiano finalmente discuterà la legge. Ma
a questo punto, non c'è molto da discutere. Questo nonostante il
fatto che in realtà, secondo i sondaggisti Ipsos, l'83% degli
italiani reputa inefficaci le leggi del proprio paese sulle droghe
leggere, il 73% è a favore della legalizzazione della cannabis e il
58% delle persone pensa che la legalizzazione porterebbe beneficio
alle finanze pubbliche.
Inoltre, l'uso ricreativo della cannabis è estremamente popolare in Italia, con il 25% di coloro che hanno tra i 15 e i 19 anni che ammette di averla utilizzata almeno una volta nel 2014.
Conosci i tuoi diritti
In attesa che il Parlamento approvi una proposta concreta che tenga sufficientemente conto anche di questi dati, la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili ha lanciato una guida specifica per i consumatori di cannabis - perché conoscere i propri diritti è il primo passo per farli valere.
L’uso della cannabis costituisce un reato? Quali sono i possibili rischi per l'uso della marijuana? Qual è la differenza tra uso personale e commercio? Cosa succede se si viene fermati dalla polizia alla guida sotto effetto di sostanze? Le risposte a queste e molte altre domande possono essere trovate nella guida, che è possibile scaricare qui.