Il processo, iniziato nel 2010, ha riguardato la violazione di diritti personali di un cittadino Sikh, al, quale, durante i controlli all'aeroporto di Varsavia, gli ufficiali della Polizia di Frontiera hanno ordinato di togliersi il turbante.
Secondo la Corte Suprema ogni viaggiatore deve considerare che potrebbe essere soggetto a perquisizioni manuali e a controlli personali, a prescindere da religione, nazionalità e origini etniche. D'altronde, come la Corte Suprema ha sottolineato, in una situazione come questa i diritti personali devono dare la precedenza a valori più importanti, come la vita e la salute dei cittadini di un dato paese.
Nel ricorso in cassazione, il legale di Shaminder Puri ha sostenuto che se si considerano la tutela dei diritti umani e dello stato di diritto, questo caso evidenzia una rilevante questione legale. Esso riguarda la competenza di un tribunale civile nel valutare la proporzionalità del potere coercitivo usato da pubblici ufficiali verso i cittadini nel caso in cui l'uso di poteri non può essere contestato e il modo in cui vengono usati tali poteri non può essere oggetto di ricorso al tribunale amministrativo. “Tale approccio può determinare la privazione dei diritti del ricorrente di fronte al tribunale”, ha spiegato Karolina Rusiłowicz, avvocato di HFHR. “La Corte Suprema, comunque, non condivide questa visione”, ha aggiunto la Rusilowicz.
Shaminder Puri ha evidenziato nel ricorso che gli ufficiali della Polizia di Frontiera hanno agito contro la legge – in maniera sproporzionata, senza rispettare la sua dignità, il diritto al libero esercizio della religione e la libertà di movimento. Gli agenti avevano la possibilità di scegliere metodi meno invasivi per effettuare il controllo, senza un motivo legittimo hanno invece usato il più opprimente. La rimozione del turbante è stata particolarmente sgradevole e umiliante per il ricorrente per motivi religiosi.
A febbraio 2013 la Corte di Appello di Varsavia ha chiusto il caso. All'inizio del 2011 il Tribunale Regionale di Varsavia aveva respinto del tutto il ricorso. Secondo le sentenze dei Tribunali la violazione dei diritti personali del ricorrente ha avuto luogo, tuttavia essa non avrebbe avuto il carattere dell'illegittimità. Gli agenti della Polizia di Frontiera che hanno ordinato al cittadino Sikh di togliersi il turbante durante il controllo, hanno agito entro i limiti dei poteri previsti dalla legge. I tribunali hanno considerato la rimozione del turbante come l'unica via possibile per controllare adeguatamente che non ci fossero oggetti proibiti sul capo coperto.
“Nella lettura della sentenza, la Corte Suprema non ha fatto alcun riferimento alla libertà di religione e al rispetto dei simboli religiosi. Una volta conosciute le motivazioni scritte della sentenza, considereremo la possibilità di un ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani”, ha affermato Adam Bodnar, vice-presidente della Fondazione Helsinki per i Diritti Umani.