Ieri la Polonia è stata esaminata dalle Nazioni Unite. Durante un'audizione di tre ore presso il Consiglio Diritti Umani dell'ONU a Ginevra, paesi di tutto il mondo hanno esaminato la situazione dei diritti, dello stato di diritto e della democrazia in questo paese. Finora, pochi governi UE avevano parlato apertamente di situazione in deterioramento in Polonia.
Ma ieri, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Svezia, Danimarca, Austria, Belgio e Repubblica Ceca hanno chiesto alla Polonia di ritirare le riforme che hanno colpito l'autorevolezza e l'efficacia della Corte Costituzionale e minacciato l'indipendenza dell'intero sistema della giustizia. Molti di questi governi hanno espressamente sollecitato il governo polacco ad implementare le raccomandazioni della Commissione Europea e chiesto di tutelare i media e le ONG.
A rischio l'indipendenza dei giudici
La situazione dei diritti umani in Polonia è in progressivo deterioramento dal 2015, quando è iniziata la “crisi costituzionale”. Il governo polacco ha introdotto varie riforme volte a paralizzare il principale tribunale del paese, la Corte Costituzionale, con l'intento di evitare ostacoli legali al suo controverso programma di leggi e politiche. E il governo non si è limitato a modificare il sistema giudiziario. Proprio mentre i governi gli chiedevano di ritirare riforme dannose a Ginevra, il partito al potere stava lavorando all'ennesima proposta di legge che darebbe al governo un forte potere di influenza sulle nomine dei membri del Consiglio Nazionale della Magistratura. Non sorprende che questo organismo, responsabile della tutela dell'indipendenza del sistema giudiziario, abbia criticato aspramente le riforme della Corte Costituzionale.
Tra gli ulteriori sviluppi preoccupanti ci sono l'assunzione di controllo sui media da parte dello stato, nonché proposte che potrebbero mettere a rischio il diritto di protestare pacificamente. Al momento, il governo sta valutando riforme al modo con cui i finaziamenti pubblici vengono distribuiti alle organizzazioni con governative (ONG), che potrebbero dissuadere alcune ONG ad essere critiche nei confronti delle politiche del governo.
Consiglio Affari Generali
Il governo polacco si è mostrato irremovibile di fronte alle critiche internazionali. Di recente la Commissione Europea ha concluso un'inchiesta durata un anno, in cui ha riscontrato che le recenti riforme hanno costituito una “minaccia sistematica” allo stato di diritto. Tuttavia, le sue raccomandazioni sono state ampiamente ignorate. La Commissione ha dichiarato che non attiverà la procedura prevista dall'Articolo 7, perché non c'è un sostegno sufficiente da parte dei governi UE nel Consiglio per comminare sanzioni. Ma in un ultimo tentativo di creare una pressione politica consistente da parte dell'UE, la Commissione ha deciso di mettere la questione polacca in agenda per il prossimo Consiglio Affari Generali dell'UE previsto per il 16 maggio.
E' la prima volta che i governi UE si ritrovano la situazione dei diritti in uno degli stati membri nell'agenda del Consiglio. I governi UE mantengono un silenzio reciprocamente protettivo e non hanno mai parlato di diritti, stato diritto e democrazia all'interno di specifici paesi membri in un contesto formale a Bruxelles.
Perché? Perché alcuni governi temono che tali discussioni a livello europeo possano avere implicazioni politiche più ampie rispetto a quando avvengono in seno ad altri organismi internazionali come il Consiglio d'Europa o l'ONU. Questo perché ciò che avviene a Bruxelles attira molta più attenzione mediatica a livello nazionale rispetto a quanto avviene a Ginevra o Strasburgo. Ed essere apertamente etichettato come chi ha violato i diritti dei suoi pari può spingere governi altrimenti alleati ad essere meno collaborativi durante i negoziati UE su questioni come il commercio e la politica economica, con rilevanti conseguenze finanziarie.
Capolinea?
Per tali motivi, il Consiglio del 16 maggio rischia di diventare nient'altro che una presentazione da parte della Commissione Europea dei risultati dell'indagine sulla Polonia, senza ulteriori dibattiti. Considerato che la Commissione ha esaurito gli strumenti legali a sua disposizione, questo potrebbe diventare il capolinea delle pressioni che l'UE ha esercitato sul governo polacco.
Siccome il Consiglio dell'UE esercita una pressione politica molto maggiore rispetto all'ONU o ad altri organismi internazionali, alcuni governi UE vogliono che continui ad essere un contesto che non si occupa di diritti. Ma è proprio per questo che i governi UE devono iniziare a rompere il silenzio e ripetere le preoccupazioni che hanno sollevato a Ginevra e Bruxelles. L'UE si “fonda” sui valori dei diritti fondamentali, della democrazia e dello stato di diritto. Nessun paese viene annesso se non è disposto ad implementare questi standard. La pressione politica da parte dei governi in Consiglio è uno dei pochi mezzi a disposizione dell'UE per proteggere i suoi valori fondamentali.
Scritto da Israel Butler, Civil Liberties Union for Europe e Malgorzata Szuelka, Helsinki Foundation for Human Rights.