Il progetto In Limine (sul confine) è stato avviato nel mese di marzo 2018, grazie all'Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI), membro di CILD, insieme a IndieWatch e ActionAid. Questi partner hanno lavorato al progetto nell'hotspot presente sull'isola di Lampedusa, dove sono state riscontate gravi violazioni di diritti dei cittadini stranieri arrivati sull'isola.
La delegazione ha osservato una profonda ambiguità nella natura dell'hotspot che stava monitorando e ha raccolto tali osservazioni nel rapporto “Scenari di frontiera: l’approccio hotspot e le sue possibili evoluzioni alla luce del caso Lampedusa”.
Gravi violazioni documentate negli hotspot
Negli hotspot sono state osservate varie situazioni preoccupanti, compresi il trattenimento informale e la limitazione delle libertà personali, condizioni materiali degradate, mancanza di informazioni sullo status legale delle persone e sull'accesso alle procedure di richiesta di protezione internazionale. Tali preoccupazioni si aggiungono alla distinzione arbitraria tra richiedenti asilo e cosiddetti migranti economici e all'applicazione solo parziale di tutele per i minori.
Sono state riscontrate violazioni significative anche in relazione alle informazioni fornite sulla possibilità di presentare appello per la protezione internazionale. Molti degli stranieri intervistati hanno sottolineato la mancanza di informazioni sul proprio status legale e sull'accesso alle procedure di protezione internazionale, il che costituisce una violazione della legge italiana.
Decreto Salvini approvato all'unanimità dal CdM
Il 24 settembre, il Consiglio dei Ministri ha approvato all'unanimità il decreto proposto dal Ministro Salvini su immigrazione e sicurezza, poi diventato noto come Decreto Salvini. Questo decreto legalizza alcune pratiche illegali riscontrate dalla delegazione negli hotspot. E a sua volta rischia di pregiudicare il diritto delle persone di accedere all'asilo.
Alcune delle norme introdotte dal decreto sembrano voler specificatamente ridefinire il funzionamento degli hotspot. Tre aspetti in particolare suggeriscono un possibile ampio sviluppo di limiti al diritto di asilo.
Tre modifiche importanti introdotte dal decreto
In primo luogo, c'è una modifica riguardante il trattenimento nei CPR, i Centri di Permanenza per i Rimpatri. L'articolo 2 del Decreto Salvini aumenta a 180 il numero massimo di giorni per cui i richiedenti asilo possono essere trattenuti in questi centri. Questo nel caso in cui i richiedenti asilo non possano essere identificati. Un periodo lunghissimo rispetto ai 30 giorni in cui è possibile verificare l'identità e la cittadinanza dei richiedenti asilo.
In secondo luogo, il decreto consente di applicare le procedure di valutazione delle domande di asilo alla frontiera molto più rapidamente di prima.
Infine, i migranti che hanno ricevuto un ordine di espulsione potranno essere trattenuti in strutture inadeguate. L'articolo 3 del Decreto Salvini prevede che i richiedenti asilo possano essere trattenuti fino a 30 giorni negli hotspot e per un massimo di 180 giorni nei CPR. Inoltre, l'articolo 4 prevede che i migranti irregolari possano essere trattenuti dalla polizia di frontiera, qualora non ci fossero posti disponibili nei CPR, a condizione che lo richieda il capo della polizia e il giudice di pace lo consenta.
Il decreto legge n. 113/2018 rende ancora più urgente che le prassi adottate negli hotspot siano rese visibili e trasparenti, al fine di ridurre violenze e violazioni di diritti umani.