Monitoraggio UE

Servono nuove strategie per proteggere le comunità rom

Nel bel mezzo della campagna elettorale italiana, si è tenuta una conferenza per discutere una nuova strategia nazionale per il riconoscimento, la protezione e la promozione delle comunità rom e sinti in Italia.

by Ronit Matar

Il 20 febbraio l'Associazione 21 luglio, la Commissione Straordinaria del Senato per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani e il Centro Internazionale di Studi Interdisciplinari sull'Immigrazione hanno organizzato a Roma una conferenza dal titolo 'Riconoscimento, tutela e promozione sociale delle comunità rom e sinti in Italia. Quali azioni promuovere?'.

La conferenza ha avuto luogo agli sgoccioli della tormentata campagna elettorale, che ha portato in primo piano questioni riguardanti i diritti umani, l'intolleranza e il razzismo. Al contempo si è assistito anche ad allarmanti manifestazioni di crimini di odio.

Se l'immigrazione sembra aver svolto un ruolo cruciale durante tutta la campagna elettorale, le questioni relative alle minoranze rom e sinti hanno avuto un posto simile nel dibattito nazionale di recente. E' importante continuare a discutere della situazione delle comunità rom e sinti e di come possiamo difendere e proteggere i loro diritti.

Cosa è stato fatto finora?

Durante la conferenza sono state discusse e analizzate le tre principali proposte di legge presentate negli ultimi anni riguardanti rom e sinti. La prima è quella per il riconoscimento dello sterminio di rom e sinti durante il regime nazi-fascista, noto anche come Porrajmos. La proposta intende aggiungere il Porrajmos al Giorno della Memoria dell'Olocausto degli Ebrei. Il secondo è un disegno di legge per il riconoscimento formale della minoranza rom. Il terzo è un disegno di legge di iniziativa popolare riguardante le “norme per la protezione e le pari opportunità delle minoranze rom e sinti”, per il riconoscimento della peculiarità culturale delle comunità rom e sinti.

Il presidente dell'Associazione 21 luglio, Carlo Stasolla, ha sottolineato che tutte le proposte di legge volte ad affrontare la questione di rom, sinti e caminanti lo hanno fatto finora chiedendo il riconoscimento della loro lingua, cioè rivendicando il loro diritto, in qualità di minoranza linguistica, di proteggere le loro tradizioni culturali.

Tuttavia, egli ritiene che sarebbe prioritario un cambiamento su altri aspetti: in primo luogo, lo smantellamento dei campi urbani; in secondo luogo, affrontando la povertà estrema e la discriminazione cui sono sottoposti rom, sinti e caminanti; in terzo luogo, combattendo gli sgomberi e le violazioni di diritti fondamentali. Tali questioni sono lasciate ai margini delle principali discussioni su diritti dei rom e dei sinti e non sono state incluse in nessuna delle proposte di legge ad ora presentate.

Verso una strategia nazionale

Il dibattito si è focalizzato principalmente su una questione – come procedere per sviluppare una nuova strategia nazionale? Nonostante la strategia 2012-2020 abbia fatto alcuni progressi sul piano teorico, Stasolla ritiene che abbia fallito nel raggiungere i suoi obiettivi.

Secondo Stasolla, un motivo di questo fallimento potrebbe essere il suo “vizio originale” ossia la troppa enfasi sugli aspetti culturali che ha portato ad un “pericoloso focus etnico”.

Antonio Ciniero dell'Università del Salento ha affrontato nello specifico tale questione. Secondo il ricercatore, non esiste un'unica definizione di “rom” e questo dipende dal fatto che la categoria “rom” non rappresenta una comunità omogenea.

Al contrario, la diversità è evidente in moltissimi aspetti, come il linguaggio, la pluralità delle aree geografiche di provenienza e la differenza nelle condizioni socio-economiche. Non solo l'approccio culturale nella definizione delle politiche pubbliche e nelle organizzazioni civili si è dimostrato inefficace, ma ha anche contribuito alla stessa esclusione sociale cui i rom sono sottoposti.

Alla presenza dei candidati politici, i relatori hanno promosso una nuova strategia nazionale 2020 che vada oltre la mera difesa degli aspetti linguistici e culturali e smetta di considerare le comunità rom, sinti e caminanti come un unico gruppo che condivide una specifica lingua e cultura.

Il cambiamento di strategia è legato alla comprensione della natura eterogenea delle comunità e dei singoli, alcuni dei quali sono vittime di discriminazione sistematica e istituzionale, che prende la forma degli enormi campi abitati da un'unica etnia.

Focus sui diritti

L'Associazione 21 luglio ha sottolineato che una nuova strategia dovrebbe rimpiazzare l'approccio etnico-culturale con uno basato sui diritti fondamentali, cominciando dal diritto all'inclusione sociale. Tuttavia, discutere una strategia di inclusione sociale significa conoscere la mappa dell'esclusione sociale.

E' piuttosto evidente che da un lato 150,000 rom e sinti in Italia hanno alle spalle una storia di migrazione e che queste persone hanno acquisito la cittadinanza italiana e raggiunto un livello sufficiente di integrazione. Dall'altro lato, altri 28,000 rom e sinti vivono nei bassifondi in uno stato di povertà, emarginazione e segregazione.

Con le elezioni alle spalle e un nuovo governo che presto prenderà forma, dobbiamo chiederci: si impegnerà per implementare le proposte presentate dall'Associazione 21 luglio per superare la discriminazione contro le comunità e i cittadini rom, sinti e caminanti in Italia?

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