Nelle ultime settimane, le scuole italiane sono state sottoposte ad una serie di raid antidroga, il che ha sollevato dubbi sulla ragionevolezza e sull'efficacia dei questo approccio.
I raid antidroga nelle scuole superiori italiane stanno diventando una pratica ricorrente in Italia. Il primo ha avuto luogo in una scuola di Bologna, dove il preside ha aiutato ad organizzare l'irruzione. I poliziotti sono entrati nelle classi con cani antidroga e hanno perquisito gli studenti.
Situazioni simili si sono verificate a Roma, dove uno studente di 17 anni è stato arrestato a scuola, di fronte a tutti gli altri alunni.
In seguito ci sono state imponenti manifestazioni di studenti e genitori e le organizzazioni Forum Droghe e Antigone hanno pubblicato un articolo in cui si evidenziano le criticità di questi interventi violenti (che oltretutto sono palesemente inutili).
Educare prima di punire
La scuola non è un luogo al di fuori della legge e i giovani devono essere protetti dai pericoli delle droghe, ma per garantire questa protezione occorre riformare la politica italiana sul tema.
L'adozione di un approccio violento per punire i giovani trovati in possesso di piccole quantità di cannabis è totalmente sproporzionato. Si tratta di adolescenti e hashish; l'intervento della polizia chiaramente non va a colpire i grandi trafficanti di droga.
Questi interventi non fanno che traumatizzare e stigmatizzare gli studenti e addirittura possono spingere alcuni di loro a rivolgersi al mercato nero.
Un nuovo approccio
Il principale approccio della società civile parte dal presupposto che non esiste nient'altro che l'intervento della polizia. E' ora che l'Italia la smetta di portare avanti questa pratica inutile e piuttosto adotti un approccio di riduzione del danno verso le droghe.
I soldi dovrebbero essere spesi per migliorare la comunicazione, lo scambio di informazioni e la riduzione del danno. Gli adulti devono cercare il linguaggio giusto per parlare del problema e per proteggere le generazioni future ed evitare ulteriori fallimenti.