Un report del Bulgarian Helsinki Committee (BHC) riporta che i bambini bulgari vengono spesso privati della libertà in maniera illegale e arbitraria e per lunghi periodi di tempo. Questa è una grave violazione dei diritti umani internazionali, compresa la Convenzione sui Diritti del Fanciullo, secondo la quale la privazione della libertà dovrebbe essere un'extrema ratio e andrebbe utilizzata per il periodo di tempo più breve possibile.
Dal report (in bulgaro) emerge inoltre che i bambini privati della libertà sono esposti a crescenti rischi di abuso, violenza, forte discriminazione sociale e negazione dei loro diritti politici, economici, sociali e culturali.
Il report è il risultato di due anni di lavoro e fa parte del più ampio progetto “Bambini privati della libertà nell'Europa Centrale ed Orientale: tra retaggi e riforme.” Cinque organizzazioni con sedi in Bulgaria, Ungheria, Romania e Polonia hanno partecipato al progetto. Il report presenta un quadro sistematico dei diritti umani nei contesti delle istituzioni chiuse in cui i bambini sono privati della libertà.
“Il principale risultato dello studio è che i bambini vengono spesso privati della libertà in maniera illegale o arbitraria, senza tener conto del principio di proporzionalità e necessità della privazione della libertà e al posto di un'altra sanzione giudiziaria tempestiva. Per esempio, la legge sulla lotta alla delinquenza minorile (JDA) non definisce in maniera chiara che cosa costituisca un comportamento anti-sociale e questo spesso porta alla privazione della libertà illegale,” ha affermato Krassimir Kanev, presidente di BHC.
Durante le visite agli istituti per minori in Bulgaria, BHC ha riscontrato altri gravi problemi:
- Si assiste ad una spaventosa incidenza di violenza e abuso contro bambini detenuti. “I bambini sono riluttanti nel denunciare i casi di maltrattamento per la paura di rappresaglie e per la mancanza di fiducia nel sistema,” sostiene Zhenya Ivanova, ricercatrice del programma “Monitoraggio e Ricerca” di BHC.
- I bambini appartenenti a gruppi vulnerabili – minoranze etniche (rom), bambini poveri o con bisogni speciali – sono sovrarappresentati nelle istituzioni chiuse.
- Le ragazze riconosciute come vittime di violenza sessuale e sfruttamento sono collocate negli istituti anziché ricevere un'assistenza e un sostegno specializzati.
- I bambini privati della libertà vengono talvolta collocati in condizioni materiali inaccettabili (senza acceso ad un'adeguata areazione, illuminazione, riscaldamento e disponibilità di acqua calda e in condizioni igieniche precarie, ecc). Questi istituti non sono adatti a bambini con disabilità.
- Alcuni degli istituti per bambini non forniscono alcun accesso all'istruzione.
- I bambini hanno pochi contatti con le loro famiglie, poiché le visite e i permessi sono rari. La qualità delle comunicazioni è inoltre ostacolata dalla mancanza di privacy nella corrispondenza, nelle comunicazioni telefoniche o nella ricezione di pacchi.
- I bambini che hanno problemi con la legge non sono formalmente considerati bambini a rischio dalla Legge sulla Protezione dei Bambini, nonostante essi siano spesso vittime di violenza o abuso e abbiano più probabilità di abbandonare la scuola. Il principio dell'interesse superiore del bambino non viene applicato e non c'è un servizio sociale che affronti le cause alla base del loro comportamento.
- I bambini sono collocati negli istituti di assistenza sociale senza considerare le loro condizioni di salute e l'effettiva possibilità degli istituti di fornire un'assistenza medica e psicologica adeguata.
- Mentre la Roadmap for the Implementation of the State Policy Concept for Juvenile Justice Reform si riferisce agli istituti per la giustizia minorile come a collegi socio-pedagogici e correzionali, essa non incorpora la riforma del sistema penitenziario. Pertanto l'approccio contenuto nella Roadmap non è integrale e globale, ma piuttosto frammentario.