La Lega per i Diritti Umani, Liga voor Mensenrechten, Brussels-Nature, Greenpeace Belgium, Bond Beter Leefmilieu Vlaanderen, Inter-Environnement Bruxelles and Inter-Environnement Wallonie hanno iniziato un'azione per l'annullamento di fronte al Tribunale Costituzionale Belga della riforma del Consiglio di Stato. I ricorrenti ritengono questa riforma un passo indietro per i diritti degli imputati così come per la prevenzione ambientale.

Il 20 gennaio 2014 il Parlamento ha approvato una legge che ha come obiettivo la riforma della giurisdizione, procedura e organizzazione del Consiglio di Stato. Mentre alcuni aspetti della riforma sono apprezzati (incluso lo sgravio da alcune formalità amministrative per soggetti giuridici a cui fare appello), altri meccanismi sono oggetto di critiche.

Cinque questioni

Dopo un'attenta analisi della riforma, le sette organizzazioni umanitarie e ambientaliste hanno deciso di portare alla Corte Costituzionale cinque questioni che sembrano problematiche in relazione alla nuova riforma:

- il rischio per gli imputati di non potersi avvalere di tutela legale nell'effettuare reclami su questioni che li riguardano personalmente quando si tratti di beni comuni;

- la possibilità di mantenere gli effetti di un atto già cancellato dal Consiglio di Stato (per esempio, perché considerato illegale);

- il rischio che un danno irreversibile sia prodotto all'ambiente durante l'implementazione di una misura contestata, la sospensione della quale può essere rifiutata a seguito del bilanciamento di interessi (nuovo meccanismo previsto dalla riforma);

- il pagamento di un risarcimento per la procedura pubblica, in caso di sconfitta processuale;

- la scappatoia amministrativa che consente al Consiglio di Stato di incaricare l'autorità di correggere un difetto in caso di misura contestata (questo escamotage, previsto dalla legge fiamminga, è stato di recente superato dalla Corte Costituzionale).

Indebolimento dei diritti dei cittadini

Tra le principali opposizioni contro questi meccanismi, queste sette associazioni ritengono che tali regressioni siano di non poco conto per i diritti degli imputati in materia di prevenzione ambientale, che, occorre ricordarlo, rientra nell'ambito del nostro patrimonio comune. Questa riforma limita i diritti e i principi di cittadinanza, come il diritto ad un effettivo accesso alla giurisdizione, l'esistenza di rimedi efficaci, l'assenza di costi proibitivi dei procedimenti legali, o il principio di indipendenza e imparzialità del giudizio.

Essa trascura alcuni punti della Convenzione Europea dei Diritti Umani, delle Libertà Fondamentali e della Convenzione Aarhus sull'accesso all'Informazione. Essa inoltre indebolisce la partecipazione pubblica nelle decisioni sull'accesso alla giustizia in merito a questioni ambientali, così come varie disposizioni della normativa europea e della Costituzione belga.

L'approccio delle sette organizzazioni è tutt'altro che isolato. Molte azioni sono state intraprese contro questa riforma, il che dimostra che essa è oggetto di critiche e preoccupa la società.

In allegato una breve sintesi delle principali argomentazioni alla base dell'appello.