La decisione conferma le preoccupazioni espresse a più riprese dall'Istituto Eötvös Károly, dall Hungarian Helsinki Committee e dall'Hungarian Civil Liberties Union in materia di violazione dell'indipendenza della magistratura .
András Baka è stato eletto presidente della Corte Suprema (SC) nel 2009, per un mandato di sei anni. Il suo incarico è però finito il 1 ° gennaio 2012 - tre anni e mezzo prima della scadenza del suo mandato. Questa decisione è stata presa sulla base delle Disposizioni Temporanee della Legge Fondamentale, secondo la motivazione ufficiale, perché la SC era stata "sostituita" dalla Curia. Tuttavia la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) recita: "Il licenziamento di András Baka prima della fine del suo mandato è una violazione del diritto ad un giusto processo, non esistendo rimedi giuridici per impugnare la decisione di revoca del suo incarico". Inoltre la CEDU ha spiegato che questo non era il suo unico diritto violato dalla decisione: "il mandato di András Baka è stato interrotto perché aveva criticato alcuni passaggi legislativi, e non per la riconfigurazione della Corte Suprema. Di conseguenza è stato violato anche il suo diritto alla libertà di espressione".
L'Istituto Eötvös Károly (EKI), l'Hungarian Helsinki Committee e la Hungarian Civil Liberties Union (HCLU) avevano già osservato nel dicembre del 2011 che non ci sono argomenti convincenti a sostegno del licenziamento di András Baka, atto che viola l'indipendenza della magistratura. Abbiamo informato, tra gli altri, Viviane Reding, Vicepresidente della Commissione europea, e la Commissione di Venezia del fatto che la trasformazione della SC in Curia non aveva comportato modifiche sostanziali in termini di compiti e responsabilità, modifiche tali da rendere necessario rimuovere András Baka dal suo ufficio. Abbiamo anche osservato che il suo licenziamento era probabilmente dovuto all'avere ripetutamente criticato alcuni passaggi legislativi, e che erano state approvate nuove norme per impedire la sua rielezione. Le nostre preoccupazioni sono state poi condivise anche dalla relazione della Commissione di Venezia, dalla relazione del Comitato di Sorveglianza del Consiglio d'Europa e della relazione Tavares.
Le tre organizzazioni ungheresi sono stati sentite anche come terze parti intervenienti nel procedimento dinanzi alla CEDU, dove hanno sostenuto che la revoca del mandato di András Baka fosse un esempio delle iniziative legislative, in corso dal 2010, che violano lo stato di diritto e i diritti fondamentali e indeboliscono l'indipendenza delle istituzioni. Il nostro intervento ha descritto anche singoli passi che hanno rappresentato altrettante violazioni dello Stato di diritto, come ad esempio:
- la revoca dei mandati del Commissario per i diritti fondamentali, del Vice Presidente della SC, dei membri della Commissione elettorale nazionale e dei Vice Presidenti dell'Autorità ungherese per la concorrenza
- leggi ad personam con effetto retroattivo (ad esempio la Lex Borkai, la Lex Szapáry, la Lex Szasz e la tassa del 98% sul TFR)
- alcuni passaggi legislativi che limitano l'indipendenza della magistratura (ad esempio la licenza di trasferimento accordata al presidente dell'Ufficio Nazionale della Magistratura)
Solo sette settimane fa la Corte di giustizia dell'Unione europea ha affermato che, eliminando l'istituzione del Commissario dei diritti fondamentali e revocando prematuramente il mandato di András Jori, l'Ungheria ha violato il diritto comunitario. La sentenza odierna è una prova ulteriore a dimostrazione del fatto che il contenuto ed i mezzi della "rivoluzione del diritto pubblico", ovvero di parti della Legge fondamentale ungherese, non è conforme alle norme europee.