Il governo rumeno ha emanato una nuova legge in cui ha aggiunto, di propria iniziativa, associazioni, fondazioni e federazioni tra gli enti obbligati a dichiarare i dati dei loro beneficiari.
Questo significherà, ad esempio, che le ONG dovranno fornire alle autorità i dati dei giornalisti e dei bambini coinvolti in tutte le loro attività.
Forti proteste della società civile
Circa 80 organizzazioni non governative rumene hanno firmato una lettera di protesta indirizzata al governo e intendono rivolgersi alla Commissione Europea, ritenendo la nuova legge recepisca in maniera illegale la Direttiva UE 2015/849 sulla prevenzione dell'uso di risorse a scopo di riciclaggio o finanziamento ad attività terroriste.
Ai sensi della legge, la società civile viene collocata, ingiustificatamente, nella stessa categoria di rischio finanziario dei fornitori di servizi di gioco e delle istituzioni bancarie. Senza aver pubblicato un'analisi del rischio per spiegare la loro decisione, come raccomandato dagli standard internazionali, le autorità hanno deciso che le ONG saranno tenute a degli obblighi di rendicontazione cui anche le grandi banche e aziende del gioco avrebbero difficoltà ad adempiere.
La trasparenza della struttura interna di qualunque ONG – il suo status, indirizzo, composizione del Board, ecc. - in Romania è già garantita dal registro nazionale delle ONG, che è gestito dal Ministero della Giustizia.
Scenario
Il 31 maggio 2018 il governo rumeno ha approvato la bozza di legge sulla prevenzione e il controllo del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo, modificando alcune norme.
Nel recepire la quarta Direttiva UE sul riciclaggio, la proposta di legge ha già sollevato aspre critiche da parte delle ONG, poiché influenzerà significativamente e negativamente il lavoro della società civile introducendo l'obbligo di comunicare al governo i dati identificativi di tutti i beneficiari delle organizzazioni non governative. Le organizzazioni che non adempiono rischieranno una sanzione estrema: lo scioglimento.
Nello specifico, il progetto di legge comporterà:
- la chiusura completa di organizzazioni che lavorano a favore dei gruppi più vulnerabili: vittime di violenze, persone che hanno subito violazioni di diritti umani o che vivono in condizioni di povertà estrema;
- la drastica diminuzione del numero di cittadini che si rivolgono alle organizzazioni non governative;
- le ONG non saranno più in grado di entrare a far parte dei partenariati senza condividere elenchi completi dei dati dei loro beneficiari, compresi gli individui, con nomi, cognomi e tutti i dati contenuti nei loro documenti d'identità.
Nessuna valutazione del rischio
Il 7 maggio le ONG hanno spiegato la loro posizione agli autori della legge, al Ministro della Giustizia e all'Ufficio Nazionale per la Prevenzione e la Lotta al Riciclaggio. I loro sforzi sono stati vani. La legge è evidentemente odiosa, poiché in controtendenza rispetto a una delle principali risorse usate dal governo per giustificare la sua decisione: le raccomandazioni della Task Force sulle azioni finanziarie (Financial Action Task Force).
Il FATF è un'organizzazione non governativa che opera per la riduzione del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo. La Raccomandazione n. 8 del FATF fa riferimento nello specifico alle organizzazioni no-profit e chiede al governo di fare qualcosa che quest'ultimo non ha intenzione di fare: l'analisi del rischio e l'approvazione di misure proporzionate all'individuazione del rischio.
Siccome in Romania non è stata pubblicata alcuna valutazione del rischio terroristico nel settore delle ONG, è difficile giustificare che le misure summenzionate siano proporzionate a qualunque rischio presunto.
Resta da capire come le autorità gestiranno la valanga di dati personali dei beneficiari delle ONG che si troveranno tra le mani. La quantità di dati potrebbe essere davvero enorme se consideriamo, per esempio, che solo le organizzazioni non governative che forniscono servizi di assistenza hanno oltre 350,000 beneficiari all'anno.
Il decreto del governo deve quindi essere modificato dal Parlamento.