Monitoraggio UE

Elettori rumeni boicottano referendum sul matrimonio omosessuale

Il matrimonio continua ad essere definito un'unione tra coniugi nella costituzione rumena, dopo che appena il 20% degli aventi diritto al voto si è recato alle urne. Perché il voto fosse valido, serviva almeno il 30%.

by Dollores Benezic

Solo il 20.41% degli elettori rumeni si è presentato alle urne per votare per cambiare la costituzione e vietare il matrimonio omosessuale, percentuale non sufficiente per rendere valido il referendum.

L'affluenza più bassa degli ultimi 30 anni

Si tratta dell'affluenza più bassa ad un referendum in Romania negli ultimi 30 anni. Poche settimane prima del voto, il governo aveva fissato al 30% l'affluenza minima per rendere il voto valido. I risultati parziali annunciati l'8 ottobre dall'Ufficio Elettorale Centrale indicavano che il 90% di chi sarebbe andato a votare riteneva che il matrimonio omosessuale dovrebbe essere vietato dalla costituzione, contro il 6% schierato per il no.

Il referendum ha scatenato un acceso dibattito nella società rumena, in quanto espressione di tendenze omofobiche, nazionaliste e anti-europee. La Coalizione per la Famiglia, un comitato di iniziativa popolare, ha raccolto tre milioni di firme due anni fa, chiedendo la modifica dell'articolo 48 della Costituzione, che recita “La famiglia si fonda su un matrimonio libero tra coniugi”. Chiedevano di modificarlo in “La famiglia si fonda su un matrimonio libero tra un uomo e una donna”. A loro parere questo avrebbe fatto sì che in futuro non sarebbe stato possibile riconoscere matrimoni omosessuali in Romania.

Per gli elettori il referendum è stato uno spreco di soldi e una distrazione dai problemi reali

La bassa affluenza al referendum potrebbe essere dovuta al fatto che la modifica è stata vista come uno spreco di soldi in quando il matrimonio omosessuale è già illegale in Romania. Altri elettori hanno considerato il referendum un modo per distogliere l'attenzione da problemi più urgenti nel paese e da varie critiche alla coalizione di governo. Nonostante si trattasse sostanzialmente di un'iniziativa dei cittadini, il referendum è stato identificato dai più come uno strumento di manipolazione politica, poiché tutti i partiti parlamentari, eccetto un partito all'opposizione, hanno appoggiato il referendum e sollecitato le persone ad andare a votare.

La bassissima percentuale di voti mette in dubbio anche l'influenza che la Chiesta Ortodossa rumena – favorevole alla modifica – ha tuttora sulla popolazione a maggioranza cristiano-ortodossa.

Governo ha spinto paradossalmente le persone a registrarsi per monitorare il voto

Il referendum è riuscito a mobilitare le persone ad iscriversi come osservatori delle procedure di voto anche delegati del partito che ha portato al boicottaggio. Questa copertura assicurata alla maggior parte dei seggi elettorali ha permesso di condividere i possibili casi di frode sui social media. Paradossalmente, il governo rumeno ha contribuito a questa mobilitazione nel momento in cui ha deciso, poche settimane prima del referendum, di modificare la legge sul referendum, eliminando quasi tutte le misure volte a monitorare la trasparenza del sistema di voto e ha deciso di organizzare il referendum in due giorni anziché uno. Varie ONG hanno protestato contro queste misure, ritenendole un incentivo ai brogli elettorali.

APADOR-CH ha chiesto al Parlamento di affrontare questi problemi modificando la legge sull'approvazione del decreto di urgenza sul referendum. Senza tali modifiche, qualunque referendum in Romania d'ora in poi potrebbe portare a brogli, in quanto il Sistema informatico di monitoraggio sul voto e la prevenzione del voto illegale (SIMPV) è stato eliminato.



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