Il disegno di legge prevede sanzioni più severe e pene detentive. Anche le multe per reati connessi alla droga raddoppieranno sotto la nuova legge.
Dato che la guerra alla droga è stata finora un fallimento, la legislazione di Salvini può essere interpretata come una semplice mossa populista e potrebbe effettivamente portare ulteriori problemi nelle carceri italiane, che sono già in uno stato preoccupante.
I reati in materia di droga sono già “sovrarappresentati” nelle carceri italiane
Il numero di detenuti in carcere per reati in materia di droga è già molto alto. Secondo un rapporto del Parlamento italiano, presentato nel 2018, rappresentavano un terzo della popolazione carceraria nel 2017. I dati del rapporto SPACE del Consiglio d'Europa confermano l'inadeguatezza di queste misure severe. Secondo il rapporto, il sovraffollamento nelle carceri italiane può essere collegato direttamente alla sovrarappresentazione dei reati connessi alla droga. In Italia il 31,1% (11 747) dei detenuti è stato condannato per reati in materia di droga, rispetto a una media europea del 16,8%. Sia in Italia che in altri paesi questo tipo di approccio repressivo alle droghe si è dimostrato chiaramente inefficace nella lotta alla droga.
I benefici della depenalizzazione dei reati in materia di droga
Le misure proposte da Matteo Salvini vanno in senso opposto rispetto alle politiche sociali e preventive che sono state implementate in diversi stati.
La depenalizzazione dei reati in materia di droga, la legalizzazione delle droghe leggere e la disposizione di misure alternative, in particolare per coloro che soffrono di tossicodipendenza, a lungo termine potrebbero avere un effetto positivo sul sistema carcerario e sulla società nel suo complesso.
Gli strumenti forniti dal disegno di legge sembrano così anacronistici, obsoleti e inefficaci e la politica proibizionista della Lega mira a rafforzare la punizione per il comportamento non violento degli individui invece di guardare al vasto, profondo e potente mondo del traffico di droga.
La Corte costituzionale ritiene che la legislazione sia sproporzionata
La proposta di legge non sembra compatibile nemmeno con le decisioni della Corte costituzionale, che è arrivata pochi giorni dopo la richiesta di Salvini.
La Corte, chiamata a pronunciarsi su una sentenza di legittimità costituzionale dell'articolo 73 (1) del Testo Unico italiano sulle droghe, ha affermato che, nelle loro decisioni, i legislatori devono rispettare il principio di proporzionalità. La Corte costituzionale ha stabilito questa sproporzionalità riducendo la pena minima per la violazione dell'Articolo 73 da otto a sei anni. Il rispetto del principio di proporzionalità dovrebbe essere utilizzato per resistere alla pressione che proviene dall'opinione pubblica e dal perseguimento di un accordo elettorale, che non sembra essere rispettato nel disegno di legge.
Il Movimento 5 stelle sceglie una strada diversa
In netto contrasto con questo approccio proibizionista, un'altra proposta legislativa viene dal senatore Mantero del Movimento 5 stelle, per la legalizzazione della cannabis per uso ricreativo.
Ciò consentirebbe la coltivazione, individualmente o in associazione, di un massimo di tre piante e renderebbe legale il possesso di cannabis fino a determinate quantità (da 5 a 15 grammi).
La bozza ha sollevato numerose proteste dei partiti di destra e la reazione di Matteo Salvini è arrivata forte e chiara: il ministro dell'Interno ha ribadito la sua posizione riguardo alla questione, commentando la proposta di Mantero "Non passerà mai e non è nel contratto del governo".