Nel suo settimo rapporto generale, il Gruppo di esperti sulla lotta alla tratta di esseri umani (GRETA) ha provato a valutare l'implementazione delle disposizioni contenute nella Convenzione sulla lotta alla tratta di esseri umani relativamente alla sfruttamento sul lavoro nell'UE.
I dati sul tema aiutano a comprendere se gli stati membri rispettano i loro obblighi e forniscono ulteriori informazioni sulle vittime e su come combattere la tratta di esseri umani.
Sfruttamento sul lavoro
Il GRETA è stato istituito ai sensi dell'Articolo 36 della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta alla tratta di esseri umani per monitorare l'implementazione della Convenzione tra i firmatari. Il GRETA è composto da 15 membri che ne fanno parte a titolo individuale e sono indipendenti e imparziali nell'esercizio delle loro funzioni.
Nel suo 7° Rapporto Generale, il GRETA mette in luce le problematiche legate alla tratta allo scopo di sfruttamento lavorativo. Questo tema è stato scelto come uno dei focus tematici per via della preoccupazione espressa dal GRETA riguardo al mancato rispetto degli obblighi della Convenzione e per il fatto che molte delle vittime di traffico di esseri umani non sono state neanche identificate come tali e non è stato garantito loro l'accesso all'assistenza e alla protezione.
La sentenza è un contributo importante per la normativa sui diritti umani in Europa, perché riconosce le forme di coercizione alla base della tratta a scopo di sfruttamento sul lavoro. Inoltre, i risultati del GRETA suggeriscono che molti tribunali nazionali non comprendono appieno la gravità dello sfruttamento lavorativo o il nesso con il traffico di esseri umani.
La situazione in Italia
Nel rapporto sull'Italia, il GRETA ha osservato che la detenzione delle vittime di tratta a scopo di sfruttamento lavorativo è stata particolarmente pesante per via delle dimensioni dell'economia informale in alcuni settori e per l'alto numero di migranti irregolari che ci lavorano, in particolare nei settori agricolo, edilizio e dell'industria tessile.
Di conseguenza, il GRETA sollecita le autorità italiane a intervenire per ridurre la vulnerabilità dei migranti irregolari alla tratta e le esorta a realizzare un approfondimento della ricerca sulle implicazioni della legge sull'immigrazione per l'identificazione e la protezione delle vittime di tratta e a intraprendere azioni penali nei confronti dei responsabili.
Il GRETA suggerisce inoltre di istituire o rafforzare politiche e programmi efficaci per ridurre il traffico di esseri umani, in particolare per le persone più vulnerabili alla tratta. La vulnerabilità allo sfruttamento e alla tratta deriva da una combinazione di fattori, molti dei quali sono strutturali e collegati alle politiche economiche, del lavoro e dell'immigrazione.
In Italia la legge 199 del 29 ottobre 2016 “Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo” ha modificato l'articolo 603 bis del Codice Penale, stabilendo una pena tra 1 e 6 anni di carcere (fino a 8 anni se il lavoratore è vittima di violenza o minacce) e una multa tra i 500 e i 1000 euro per ogni lavoratore.
La legge ha introdotto anche la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e la confisca obbligatoria di denaro, beni e profitti. I lavoratori che sono vittime di reati ai sensi di questa legge possono richiedere e ottenere un risarcimento dal fondo statale contro la tratta.