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Sospetto di genocidio necessita di ulteriori indagini del governo olandese

L'accusa ad un uomo ruandese-olandese di aver mentito sul suo coinvolgimento nel genocidio non può essere confermata da una sola fonte.

by Nina Kesar
Image: Trocaire - Flickr/CC content
Il governo olandese non può, sulla base di una singola fonte, confermare l'accusa ad un uomo di aver preso parte al genocidio in Ruanda. Per il tribunale è necessaria un'indagine più approfondita.

Il 22 maggio 2013, il segretario di stato per la sicurezza e giustizia, Klaas Dijkhoff, ha tolto la cittadinanza ad un uomo olandese. A suo parere, l'uomo era stato coinvolto nel genocidio in Ruanda del 1994 e non lo aveva riferito nel momento in cui aveva ottenuto la cittadinanza olandese, nel 2002. La conoscenza di questa informazione avrebbe comportato il rifiuto della cittadinanza olandese.

Sono queste le conclusioni di un un'indagine avente ad oggetto l'Articolo 1(F) della Convenzione sui Rifugiati. Il segretario di stato ha giustificato il suo intervento soprattutto sulla base di un rapporto dell'organizzazione per i diritti umani African Right, in particolare un rapporto scritto nel 2010 con Redress focalizzato sulla vicenda dell'uomo.

La ricerca sull'1(F) dimostrerebbe che l'uomo sia stato coinvolto in vari eventi, tra cui:

  • l'assalto al centro commerciale di Kabuga di Cyeru;
  • l'omicidio di 10 soldati belgi dell'ONU avvenuto il 6 e il 7 aprile 1994;
  • l'omicidio dei rifugiati Tutsi nella Chiesa di San Paolo a Mugina, tra il 21 e il 25 aprile 1994;
  • il tentato omicidio dei rifugiati nell'orfanotrofio di Gisimba, il 2 luglio 1994.

Indagini insufficienti

Il 20 ottobre il tribunale di Gelderlandha stabilito che il segretario di stato non ha comprovato l'applicabilità dell'articolo 1(F) della Convenzione sui Rifugiati sulla base delle dichiarazioni fornite dall'uomo e nemmeno dei risultati delle indagini realizzate sull'uomo da parte del Dipartimento degli Affari Esteri (un cosiddetto comunicato individuale). E' il rapporto di African Rights il fulcro delle accuse.

Il tribunale ha stabilito che il segretario di stato ha svolto indagini insufficienti sulle fonti citate nel rapporto di African Rights, contravvenendo al dovere di indagini e all'onere della prova a suo carico. Inoltre, mancano altre fonti a supporto dell'accusa di coinvolgimento nel genocidio. Questo significa che il segretario di stato deve realizzare un'indagine più approfondita sull'accusa di coinvolgimento nel genocidio ruandese. Pertanto, il ricorso in appello dell'uomo è stato considerato legittimo.




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