E' stato raggiunto un accordo sul caso della donna straniera trattenuta in un centro di detenzione polacco per sei mesi, con il consenso del paese a ricompensare la vittima per tutti i danni materiali e morali. Dagirat Dzhabrailova, la ricorrente, sosteneva che la sua detenzione fosse infondata e violasse l'articolo 5 della Convenzione sui Diritti Umani (il diritto alla libertà e sicurezza). La Corte dei Diritti Umani ha confermato l'accordo tra le parti e chiuso il caso.
“Le ONG da tempo sostengono che la detenzione di migranti in Polonia viene applicata automaticamente. La decisione della CEDU riguarda un caso specifico, ma la Corte arriverà certamente a decisioni simili in casi analoghi,” ha affermato Jacek Bialas, avvocato della Helsinki Foundation for Human Rights, una delle ONG che hanno supportato la ricorrente.